Il raggiungimento da parte di papa Francesco di un traguardo importante come gli ottanta anni compiuti oggi ben si presta a riflessioni e bilanci, anche perché il pontefice, secondo il suo stile, non ha voluto celebrazioni in forma ufficiale che troppo si prestano all'adulazione e all'apologia. La sua festa è stata insieme ai poveri. Semplicemente.
Altri hanno scritto in dettaglio sulla statura e le caratteristiche di questa figura e del suo modo d'interpretare il ministero petrino. Volevo qui soffermarmi brevemente su due fronti in cui la sua azione e il suo insegnamento lo hanno impegnato e che corrispondono ad altrettante vie decisive per il presente e il futuro della chiesa cattolica.
Un primo fronte è quello del suo ruolo internazionale. Papa Francesco è oggi forse l'unico vero leader mondiale, perché ha saputo porsi come figura che non porta avanti gli interessi di una parte, neppure quelli religiosi della sua chiesa, ma si fa interprete dei bisogni e delle sofferenze di tutte le porzioni di umanità a cominciare da coloro che sono feriti e scartati. In questo senso, è oggetto di una benevolenza e di una simpatia veramente universali. In un tempo di fughe verso identità chiuse e contrapposizioni identitarie egli rappresenta la vera alternativa offrendo al cattolicesimo una grande chance di riconfigurare il proprio ruolo nel mondo di oggi come comunità alternativa che oltrepassa le frontiere.
Un secondo fronte è quello del dissenso interno che va oltre una normale dialettica e diversità di opinioni perché travalica in un'ostilità verbalmente violenta che punta addirittura a una sua delegittimazione. Si tratta di settori del cattolicesimo numericamente marginali e circoscritti, in cui è coltivata l'illusione che una chiesa-gendarme possa esercitare una sorta di potere morale che ormai non ha più. In altri anni, però, questi settori hanno goduto di credito maggiore e sono riusciti a insediarsi in posizioni istituzionali, nelle conferenze episcopali, nella curia romana. Riescono perciò a rallentare il rinnovamento della chiesa cattolica provocando l'effetto che molte energia vengano consumate in dinamiche interne.
Qui entra in gioco un fattore tempo molto importante che riguarda due aspetti. Francesco ha avviato molti processi che richiedono però tempo per essere portati avanti e sedimentare. E' necessario però arrivare anche ad alcune decisioni. Di qui la speranza, come scrive oggi Enzo Bianchi, "che il papa riformi poche cose essenziali, ma tali che non si possa più tornare indietro dopo di lui" dalla direzione di una maggiore radicalità evangelica. L'altro aspetto decisivo è che ci siano persone sufficienti, tra vescovi e cardinali, per poter portare avanti quanto è stato iniziato. In questo senso saranno decisive anche alcune nomine ormai prossime come quella del vescovo di Milano.
L'augurio e l'auspicio e che Francesco non si lasci intristire e arenare in una palude. Negli ultimi mesi non ha dato segni in tal senso, ma anzi di un'energia e di una capacità d'iniziativa intatte. Che gli ottant'anni gli diano quella santa audacia che è sempre più libera da preoccupazioni di opportunità e cautela. L'anzianità può essere occasione di slanci che hanno il sapore di quella scioltezza di chi sente di avere le spalle libere da vincoli e calcoli.
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