Gesù non ha scritto trattati sull'eucaristia. Il suo magistero è sempre stata l'unità della sua persona, del suo modo di abitare il mondo e di entrare in relazione. Nei discorsi religiosi si chiama spesso in causa la verità. Ma quale? Come ogni parola, è un contenitore che ciascuno può riempire in modo diverso. Non bisognerebbe dimenticare, allora, che quella manifestata da Gesù è una "verità in atto".
Ieri, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è stato letto uno dei testi della cosiddetta "moltiplicazione dei pani e dei pesci" (Lc 9,11b-17), anche se sarebbe più corretto parlare di "distribuzione" o di "condivisione". Mai il testo parla di moltiplicazione, infatti!
E' interessante notare come questo racconto sia stato costantemente letto in chiave liturgica nel corso dei secoli. Eppure, è un racconto che fa riferimento a un fatto molto concreto (la fame di una folla) e non a un atto di culto. Inoltre, esso è narrato per ben sei volte nei vangeli (due in Marco e in Matteo, una in Luca e in Giovanni), per cui risulta in ultima analisi addirittura più frequente dell'istituzione eucaristica nel Nuovo Testamento (quest'ultima è in Marco, Matteo, Luca e nella 1 Corinzi).
Non si può perciò prescindere da questo testo per comprendere l'eucaristia, a conferma di quanto dicevo anche sabato scorso al Consiglio Pastorale Diocesano di Piacenza-Bobbio, a cui ho tenuto una relazione: c'è una continuità profonda tra vita, Parola e liturgia.
Notiamo che i primi destinatari del pane non sono i Dodici. E' questa folla, persone di ogni età, identità e condizione. Luca ci fa notare che tutti costoro avevano seguito Gesù e lui li accolse (cfr. 9,10), usando proprio un verbo greco di ospitalità.
La capacità di accoglienza senza giudizio è fondamentale nel dare identità alla chiesa. Se qualcuno cerca Gesù, viene accolto senza filtri e senza dogane. La sua è un'accoglienza che si prende cura, che vede il loro bisogno. Di qui l'invito agli apostoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (9,13). Essi non sono designati come "possessori" del pane, ma sono mandati a darlo alle persone per il loro nutrimento.
Necessità che sono molto umane e appartengono alla sfera della corporeità ci dicono il senso e la destinazione del sacramento. Una vera liturgia non può essere scissa da un'effettiva prassi di condivisione. Ed è una condivisione per tutti, per la fame di tutti, senza discriminare tra giusti e peccatori. Il pane è per chi sente bisogno di nutrimento e si tratta di persone che hanno cercato Gesù, hanno ascoltato la sua parola, sono andati a lui con le sue sofferenze. E lui non li ha lasciati a se stessi.
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