GIANNI GENNARI, Vino Nuovo, 28 aprile 2016
Papa Francesco come Cristoforo Colombo? Quest'ultimo ha scoperto l'America. E il Papa che c'entra? Da un paio di settimane abbiamo tra le mani Amoris Laetitia, il documento nel quale Francesco porta a termine un lavoro di più di due anni, con due Sinodi che hanno impegnato tutte le Chiese cattoliche del mondo. Argomento trascurabile? Del tutto scontato? Solite parole di Chiesa lontana dalla gente? Sofisticate questioni di principio? Disquisizioni tipo sesso degli angeli? O acqua calda? Su chi la scopre si sorride con ironia.
Amoris Letitia è un documento ricco e sostanzialmente innovatore! A cominciare dal vocabolario. Sono numeri, sembrano noiosi, ma servono. La parola più presente è "amore", 365 volte; "Gesù" 65; "Maria" 13; "matrimonio" 185; "famiglia" 279; "chiesa" 149 volte più una per "chiesa domestica" applicato alla famiglia; "tenerezza" 20; "sessualità" 28; "Vangelo" 39; "verità" 22; "dottrina e dottrinale" 29; "pastorale" 61; "fede" 56; "coscienza" 20, "discernimento" 33; "misericordia" 41; "preghiera" 23; "perdono" 15; "metodi" rispettosi per la procreazione responsabile 4; "contraccezione" 1; "aborto" 2, ecc...
Leggi, dunque, ed annoti che la contraccezione è ricordata - unica volta - e giudicata severamente insieme con "sterilizzazione e aborto" (n. 42) quando è imposta dallo Stato. In tema, e non mi pare sia stato notato molto, la Amoris Laetitia rimanda al testo conciliare della Gaudium et Spes (n. 50), ove si afferma che in definitiva il giudizio in tema di procreazione responsabile "in ultima analisi lo debbono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi". Altro particolare non molto notato è il rimando, nella nota 329 della Amoris Laetitia al testo della "Gaudium et Spes" (n. 51), ove a proposito dell'astensione dai "rapporti intimi" tra i coniugi, si legge che "là dove è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà corra rischi e possa essere compromesso il bene dei figli".
Questo piccolo accenno può valere anche a richiamare l'attenzione di chi, a proposito dei "divorziati risposati", mette come unica condizione di continuità di convivenza il comportamento "come fratello e sorella", e quindi proprio l'astensione piena dalla "intimità coniugale".
Si può dire che questo suggerimento pare dimenticare troppe cose e tra queste, notevole, il dovere - enunciato anche nel testo dell'Atto di dolore che si recita nella Penitenza sacramentale - il dovere di "fuggire le occasioni prossime di peccato", che nel caso sarebbero "prossimissime" e continue... Forse chi pensa così, e così consiglia senza incertezze a una coppia di divorziati risposati da tempo rispetto al precedente matrimonio, magari interrotto senza colpa di chi è implicato, ha una visione del matrimonio in cui la cosiddetta "intimità coniugale" assorbe tutto, in positivo e soprattutto in negativo e tutto corre il rischio di oscurare. Sarebbe un argomento da approfondire, di fronte alla sicurezza che si ostenta da tanti che nella Amoris Laetitia non vedono, o non vogliono vedere, alcunché di nuovo rispetto alla Familiaris Consortio e al passato della dottrina cattolica, tra Magistero e teologia, appunto da S. Agostino in poi...
Tornando alla Amoris Laetitia e altre circostanze nel merito, un confronto particolare può soffermarsi su "misericordia", "perdono", "coscienza" e "discernimento": se si apre il "Catechismo della Chiesa Cattolica" (LEV, 1992) in 800 pagine "misericordia" la trovi 12 volte, "perdono dei peccati" 19, "giustizia" 30 - ma per metà di esse è la "giustizia originale" dei nostri progenitori -, "coscienza" 12 volte e "discernimento" solo 2, ma riferito una volta ai "carismi" e una generica alla "situazione dell'uomo"...
Particolarmente significativa "misericordia": da una parte (Amoris Laetitia) 41 volte in 200 pagine di piccolo formato, e dall'altra (Catechismo della Chiesa cattolica) solo 12 in 800 pagine di grande formato! Anche altro: nel Catechismo della Chiesa trovi solo 3 volte la "tenerezza", ed è solo quella di Dio, mai altra... E il termine "giustizia", applicato a Dio, non trova mai la flessione che dice come la vera giustizia di Dio è quella del perdono e della misericordia infinita... Teresa di Lisieux, che di questa certezza ha fatto il centro della sua vita e del suo apostolato in terra e in Cielo, nella Amoris Laetitia è citata 3 volte, come anche nel Catechismo della Chiesa cattolica, ma non applicata all'intuizione fondamentale di Teresa, per la quale la vera "giustizia" di Dio è la sua infinita "misericordia" che invece trovi anche nella Amoris Laetitia, e non solo quando ci si riferisca a Teresa.
I contenuti. Oltre il linguaggio, però, in Amoris Laetitia trovi anche qualcosa come "dottrina" applicata a matrimonio e famiglia... Per esempio: nello svolgimento dei due Sinodi uno dei problemi più trattati con tutte le chiese del mondo è stato quello della presenza, nella Chiesa, dei divorziati e risposati. Discussioni anche aspre e confronti serrati, grandi osanna o grandi lamenti su approvazioni e rifiuti dei paragrafi delle relazioni finali e delle proposte consegnate al Papa...
Lui ora ha scritto il documento finale, firmato e certificato con invio autografo e dedica a tutti i vescovi e in essi a tutti i fedeli del mondo e presentato alla stampa venerdì scorso. In esso c'è appunto qualcosa in merito?
Leggo di continuo che non c'è alcun cambiamento di "dottrina", ma solo di pratica pastorale. E lo leggo sia in fonti che non sono contente della mancanza - molto diffusa la tesi che la AL rimanda puramente e semplicemente alla Familiaris Consortio, ma anche in pagine ecclesiastiche illustri si precisa con cura che "la dottrina non cambia". Vero! Ma forse solo "iuxta modum". E forse per questo certe cose sono andate come è stato visto da tutti. Anche per questo nella presentazione molteplice alla stampa mondiale, condotta dal "portavoce" padre Lombardi, in particolare con la lucida relazione del cardinale Schönborn non si trovava alcun accenno relativo al n. 301 del testo, per sé chiarissimo, che fu necessariamente richiamato da una domanda dei giornalisti presenti. Eccolo: "La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta 'irregolare' si vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante". Irrilevante? Va notato che più volte Francesco nel testo parlando di situazioni di "irregolarità" si esprime con il termine "detti irregolari" o anche "cosiddetti" irregolari, e quella insistenza sui termini "detti" e "cosiddetti" non può essere semplicemente qualcosa di non voluto, o di sfuggito senza attenzione. Alla domanda posta la risposta del cardinale, sorridente e saggio, è stata che sì, questa affermazione del n. 301 suona "nuova", ma in realtà era già presente "implicitamente" - testuale - nel magistero pontificio precedente...
Pur sorridendo, difficile accettare del tutto senza chiarimenti. Infatti la portata di questa affermazione di Papa Francesco, che certamente sa quello che scrive, è davvero nuova. Affermare che "non è più possibile dire" una cosa prima non solo "possibile", ma pastoralmente in confessionale e dottrinalmente nei trattati di morale cattolica "obbligatoria" è un fatto nuovo e anche - nel senso usato spesso dal cardinale Kasper, uno che sa benissimo cosa si muove nella testa e nel cuore di Papa Francesco - rivoluzionario".
Ebbene: a qualcuno può apparire che nel mondo ecclesiale nessuno se ne sia accorto. In realtà è un vero rovesciamento di impostazione, ma non per lassismo relativista, per cedimento al vuoto di ideali e di generosità della realtà sociale presente, anche nella Chiesa. È comprensione dei cuori di tanti che chiama misericordia e perdono, è rispetto della profondità delle situazioni umane vissute anche nella Chiesa dalla moltitudine di sposi, di fidanzati, di divorziati risposati o meno che siano...E' apertura di credito che la Chiesa con la parola di Francesco fa ai pastori nella concretezza del loro doveroso ministero della misericordia e ai fedeli nella realtà difficile che si trovano a vivere ogni giorno di fronte ai problemi trattati nella Amoris Laetitia.
Qualcuno potrà dire, a questo punto, che nella morale cattolica, proprio in quanto tale, un cambiamento del genere è impensabile. La storia antica e recente della Chiesa dimostra il contrario. Nella visione dottrinale dei problemi morali, anche a partire da sessualità, matrimonio e famiglia ci sono stati veri cambiamenti, persino su punti che per lungo tempo erano apparsi addirittura visti come verità di fede. Non lo erano, e la stessa storia del Magistero cattolico lo conferma. All'occorrenza la cosa si può mostrare con chiarezza: Giovanni Paolo II nella Catechesi all'Udienza del 14 aprile 1982 ha dichiarato apertamente che "non trovano fondamento nella parola di Cristo" affermazioni alla negazione delle quali il Concilio di Trento aveva riservato l'"anatema sit", poi presentate anche in documenti papali, p. es. Sacra Virginitasdi Pio XII (nn. 20 e 28) addirittura "come verità di fede" e "dogma definito". Impossibile quindi negare che nella Chiesa possa esserci anche qualche cambiamento di "dottrina" senza che questo significhi negazione della fede cattolica. E la cosa può riferirsi anche allo stesso tema della regolazione responsabile della natalità: fino al celebre discorso di Pio XII alle ostetriche (nov. 1951) anche i cosiddetti "metodi naturali" erano detti gravemente contrari alla morale cattolica: in materia valeva la Casti Connubii di Pio XI (1931).
Fino al Concilio la gerarchia dei "fini del matrimonio" era ritenuta intoccabile, e proprio su questo punto la discussione tra i Padri fu forte. La tesi del "fine primario" che prevaleva su tutto era appoggiata non solo da Agostino e tanti altri santi, ma anche da molti documenti ufficiali e come tale presentata nei manuali di morale cattolica come indubitabile, e nei fatti non fu accolta dal Vaticano II. Un recente documento della Pontificia Commissione per la Famiglia, del resto, edito dalla LEV, parla della "ombra lunga di S. Agostino" sulla storia della teologia morale cattolica. Segno che forse prima di definire qualcosa in assoluto come dottrina cattolica in senso assoluto occorreva, e occorre sempre, una maggiore prudenza e una capacità di lettura non prevenuta dei documenti e del loro significato nella storia stessa del Magistero della Chiesa e della teologia cattolica. Si tratta di distinguere tra la fede e la sua espressione concettuale. In questo, ed in perfetta armonia con la storia e con la sostanza del Concilio, vale la pena di ricordare la Mysterium Fidei di Paolo VI che al n. 11 parla di "transustanziazione", certamente, ma anche di "transignificazione" e "transfinalizzazione". Già S. Tommaso insegna che oggetto della fede non sono i termini con cui essa viene espressa, ma i contenuti cui essa si riferisce. Certo: qualcuno, i cui eredi sono sempre svegli, magari detti anche autorevolmente "dottrinari", già allora accusava apertamente Paolo VI, oggi beato, di "eresia". La fede non cambia: ma i modi di comprenderla e di esprimerla cambiano. Nessuna meraviglia! Papa Giovanni aprendo il Concilio con la sua Gaudet Mater Ecclesia disse apertamente che non è la Parola di Dio, cioè la fede che cambia, siamo noi che la comprendiamo meglio e ci apriamo a ricchezze nuove che segnano una "aurora" sempre presente della fede nel Dio di Gesù Cristo, quel Gesù nel quale Egli si è rivelato (Gv. 1, 18) e che ritroviamo abitante "in mezzo a noi" ogni volta che viviamo nell'amore del prossimo (I Gv. 4, 12).
Sapore di Vangelo: forse è tutto qui il segreto di Francesco, anche in questo documento che occorrerà far penetrare nella carne della nostra Chiesa, a cominciare da noi, che scriviamo, leggiamo e viviamo...
E Cristoforo Colombo? Eccoci tornati all'inizio. Non deve capitare quello che capita a lui nei versi della Scoperta de l'America del poeta romanesco Cesare Pascarella: "E più lui s'ammazzava pe' scoprilla/ e più quell'antri je la ricopriveno!" Colombo sarebbe Francesco, e noi, giornalisti, teologi, fedeli laici non dovremmo "ricoprire" ciò che lui annuncia felice della "Gioia dell'Amore": del resto ha cominciato con Evangeli Gaudium.
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