Vi sono eventi passati che seppelliscono la storia e la imprigionano. E vi sono eventi passati che liberano la storia dalle catene, come molle che spingono in avanti.
JON SOBRINO
Mi imbatto per caso in questo pensiero del grande teologo salvadoregno. Ci dice qualcosa sulla memoria, sul bisogno che abbiamo di estrarre dalle terre del passato quelle perle preziose che riflettono luce, che ci permettono di dare valore a ciò che ci è accaduto.
La memoria è l'anima, diceva Umberto Eco. Sì, la memoria non è uno spazio piatto e opaco. E' tridimensionale, con cavità e rilievi. Abbiamo bisogno di vedere vette che ci facciano da orientamento, momenti che rimangono dentro di noi e ci elevano sulle paludi nebbiose in cui spesso ci sentiamo persi.
Anche la fede cristiana custodisce una memoria che si rinnova nella Parola proclamata e ascoltata di generazione in generazione. E' l'esempio di una memoria preziosa, che non si lascia annichilire dall'erosione del tempo.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt 25,32).
E' una parola che è anche memoria del futuro, che contiene il futuro e lo dischiude come un seme in essa contenuto, perché attinge alle sorgenti del "per sempre". E' la parola che nasce da eventi che sono anticipazione, promessa e ci ri-velano ciò che non sappiamo vedere davanti a noi. Se così non fosse, non sapremmo sognare, non sapremmo sperare, non avremmo slancio e fiducia per vivere il nuovo.
Una parola così ci rialza, come avviene al paralitico di Betsaida, il quale non rimane inchiodato alle menomazioni del suo passato. Quando sentiamo la vita pesante, è perché ci manca una parola del genere.
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