Il Family Day esprime adeguatamente e pienamente il punto di vista cattolico nel dibattito culturale sulla famiglia e in quello politico sul ddl Cirinnà? Non ne sono affatto convinto. Propongo alcune considerazioni, riflettendo su quanto ha scritto Mauro Magatti sul Corriere della Sera di ieri.
Magatti afferma che la presenza organizzata del mondo cattolico pone questioni che altrove non assumono uguale rilevanza. Perciò è bene che su questi temi si discuta a lungo e accanitamente. Non è, allora, questione di prove di forza, ma di riflettere sulla piega culturale. A questo proposito, egli pone due domande certamente importanti.
Si può liquidare la distintività della famiglia eterosessuale, costituita dal doppio legame tra generi e generazioni? Il legittimo rispetto della differenza è altro dall'equivalenza. Di fatto, papa Francesco ha detto la stessa cosa oggi nel suo discorso alla Rota romana. Sorprende, piuttosto, il fatto che questa affermazione - corrispondente al punto di vista della fede cattolica nel matrimonio come sacramento che ha un altro significato rispetto a ogni unione disciplinata civilmente - venga rilanciata come se fosse qualcosa di nuovo rispetto al dibattito in corso. Ciò che è in discussione non è la concezione cattolica del matrimonio, ma la disciplina giuridica dei rapporti affettivi e genitoriali. Secondo Magatti non si tratta di dire che la famiglia eterosessuale è buona in sé e che nessun'altra forma sia ammissibile, ma di riconoscere e rispettare quelle che sono differenze oggettive che hanno un valore e un significato sociale.
La sua seconda domanda è se possiamo accettare di andare verso il superamento della riproduzione sessuale.
In un quadro del genere, conclude, non si tratta di essere pro o contro la famiglia tradizionale, ma di cercare un equilibrio tra esigenze diverse e ugualmente rilevanti.
Sono considerazioni ragionate e in linea di massima condivisibili. La mia perplessità è che, in primo luogo, il Family Day non aiuti affatto a fare questo. Non aiuta la riflessione e la discussione, perché la sua logica ispiratrice sembra essere quella della contrapposizione. Ho letto le dichiarazioni di associazioni, singoli cattolici e prelati che affermano il contrario, ma ho altrettanto presente quello che scrivono i suoi principali promotori e i loro sostenitori, soprattutto sui social network. E non si può fingere che esista e abbia molto peso un modo di pensare e di comunicare ben lontano da quanto dice Magatti, per cui chi va al Family Day difende la famiglia e i bambini, mentre tutti gli altri sono nemici o utili idioti.
A questo modo di pensare e comunicare appartengono posizioni sul ruolo della donna e sulle persone omosessuali e visioni antropologiche a dir poco discutibili, come dimostra l'aggressività sommaria della polemica sul concetto di gender in cui domina molta disinformazione, consapevole o meno.
Queste posizioni affermano di voler dire "sì" alla famiglia, ma di fatto oppongono solo dei "no". Come ha detto a Famiglia Cristiana Francesco D'Agostino, personaggio non certo tacciabile di radicalismo:
«Dobbiamo smetterla di illuderci che i grandi temi etici si possano trattare rinviandoli continuamente alle calende greche. Questo è stato fatto in tante altre occasioni in passato ma non ha favorito una migliore riflessione su queste tematiche né la ricerca di soluzioni condivise».
E sul merito del ddl Cirinnà aggiunge:
è fatto malissimo. Però bisogna anche dire che una proposta alternativa, ponderata e seria non è stata avanzata. Adesso c’è qualche tentativo di proporre un’alternativa che resta abbastanza nebulosa perché frutto d’improvvisazione. Il segretario della Cei, mons. Galantino, ha detto con grande chiarezza che una legge sulle coppie di fatto ci vuole. Per anni abbiamo sempre rifiutato di entrare nel merito della questione come se entrare nel merito fosse una resa alle posizioni laiciste.
Faccio sinceramente fatica a capire come il Family Day aiuti a entrare nel merito avanzando proposte, piuttosto che essere soltanto il tentativo di erigere una barriera.
Qui porrei io una domanda a Mauro Magatti. Rispetto a una discussione del genere, qual è il ruolo dei cattolici? E' quello di essere il "partito della famiglia", o di un'idea di famiglia, come se si trattasse di una competizione tra gruppi? Oppure, è quello di operare per il bene comune? E il bene comune è certamente quello delle famiglie incentrate sul matrimonio, ma il bene comune riguarda anche i divorziati, i conviventi, le coppie omosessuali. Non si manifesta "per" la famiglia. Al massimo, si manifesta per dare voce al valore della famiglia incentrata sul matrimonio, ma allo stesso tempo per il bene di tutti. Poi, a questo bene bisognerà dare un nome e un contenuto concreto che si traducono in scelte politiche e legislative, ma una logica cattolica non può mai esser di parte.
Muoversi in una prospettiva del genere significa anche, mantenendo il senso delle differenze, riconoscere e "dire bene" del positivo che c'è in ogni autentico legame. Anche questo mi sembra un passo che una parte rilevante del cattolicesimo italiano, e specialmente di quello da cui proviene l'iniziativa del Family Day, ancora non ha fatto. E siccome questa manifestazione non rappresenta né tutte le famiglie né tutti i cattolici, è un confronto che va portato avanti apertamente e serenamente non solo "al di fuori" della chiesa cattolica, ma anche all'interno.
Come dice papa Francesco nell'odierno Messaggio per la Giornata per le Comunicazioni Sociali - che dovrebbe essere una sorta di vademecum sullo stile con cui impostare questo tipo di dialogo - si tratta di creare ponti, senza esclusioni.
Il ruolo dei cattolici è quello di promuovere un autentico bene comune.
Il Family day è utile a questa promozione nella misura in cui si oppone a una legge che va contro il bene comune, soprattutto dei più piccoli e poveri. Non credo abbia la velleità di proposta ponderata per un ordinamento sulle unioni civili, ma di manifestazione in difesa dell'istituto più importante della società, messo in pericolo da un disegno di legge sciagurato e da una ideologia che assolutizza l'individuo (ricco).
Una buona legge sulle unioni civili ci vuole, ma meglio nessuna legge di una pessima legge.
Allontanata l'attuale minaccia, si potrà tornare a ragionarne con pacatezza e lucidità.
Scritto da: Luca Gentili | 22/01/16 a 17:11
Come cattolica, credo nel modello di famiglia ricordato ieri dal Papa: unione sacramentale indissolubile e feconda di uomo e donna davanti a Dio. Non c'è possibilità di confusione con le unioni civili in discussione in Parlamento, perché permane una gran differenza fra il vincolo sacramentale: uomo/donna/Dio e l'unione esclusivamente giuridica, anche fra due uomini o due donne. Queste "formazioni sociali" (art. 2 Cost.) esistono già, ed a mio avviso nulla tolgono alle famiglie, quindi non vedo perché noi cattolici dovremmo manifestare contro il loro riconoscimento.
invece mi è dispiaciuto che il Papa si sia riferito agli omosessuali, se ho ben inteso (sarei lieta di essere smentita!) come fratelli "in uno stato oggettivo di errore, per libera scelta o per infelici circostanze della vita". Anche se la Chiesa ha fatto un passo avanti rispetto al passato, quando ha considerato l'omosessualità un "peccato", o una "malattia", la parola "errore" indica pur sempre un'accezione negativa della quale, parlando di un orientamento sessuale innato e naturale, anche se minoritario, sarebbe a mio avviso auspicabile liberarsi.
Il fatto che le persone sessualmente orientate verso il medesimo sesso non possano generare è una condizione bio/ontologica oggettiva (che oggi molti vorrebbero snaturare mediante maternità surrogata o adozione, ma su questo non sono assolutamente d'accordo: questo sarebbe, infatti, davvero un atto contra naturam). Non mi sembra però nè un peccato nè un errore.
Grazie a Christian Albini per l'ospitalità e le condivisioni sempre interessanti sul suo blog e speriamo che il dibattito sui valori della famiglia, che non è certo esclusiva del Family Day, ci sia utile per fare memoria dei valori fondanti della nostra e trasmettere ai nostri figli il rispetto di ogni persona, a prescindere dall'orientamento sessuale.
Scritto da: Raffaella Buonvino | 23/01/16 a 15:59
Occorre chiarezza.
Lo stato italiano è ancora interessato al matrimonio civile come istituzione e cellula fondamentale della società?
Se SI le unioni civili devono esserci solo per le coppie omosessuali, anche con la possibilità della adozione di figli eventualmente già presenti di un partner, ma senza la possibilità di generarne altri a pagamento.
Se NO allora occorre essere onesti intellettualmente e abolire il matrimonio civile, istituire solo unioni civili di qualsiasi tipo , durata e flessibilità di diritti e doveri, per coppie etero e omosessuali.
Per i Cristiani il matrimonio è solo quello tra uomo e donna secondo la volontà di Dio , con tutta la ricchezza di amore che questo comporta, e per noi il matrimonio civile potrebbe anche non esistere.
Mauro A.Calò
Scritto da: Mauro A. Calò | 23/01/16 a 23:04