La vicenda, allo stesso tempo grave e grottesca, della misteriosa lettera e dei suoi sfuggenti firmatari contro il metodo del Sinodo sulla famiglia - ma che in realtà mette in dubbio la legittimità dell'orientamento teologico di papa Francesco, come ha giustamente osservato Massimo Faggioli - fa venire alla luce percezioni vere e false su questo avvenimento ecclesiale.
C'è un falso problema: il Sinodo come battaglia per cambiare o mantenere la dottrina sul matrimonio, che corrisponde a una certa visione teologica e di chiesa, di cui la questione della comunione ai divorziati risposati sarebbe un po' la trincea. Si tratta di un falso problema perché se anche i paladini dell'intransigenza trionfassero, non cambierebbe assolutamente nulla: la gente continuerebbe a non sposarsi in chiesa, a convivere, a divorziare... Fissare la chiesa cattolica in un'immagine immobile, in un'eterna ripetizione dell'identico, può servire a qualcuno solo a mantenere un proprio potere dentro l'istituzione, ponendosi come arbitri del cattolicesimo. Nel mondo, la stragrande maggioranza delle persone non si sente più soggetta a un'autorità religiosa. Chi la sente come una realtà pesante, semplicemente se ne va, prescinde da essa, vive senza.
Le persone possono, invece, imparare a fidarsi della comunità cristiana quando la percepiscono come uno spazio di relazioni accoglienti, liberanti, aperte. Come è avvenuto per chi ha incontrato Gesù. Che non significa dire di sì a tutto, in una sorta di lassismo, e rottamare la famiglia. Significa che il messaggio cristiano su matrimonio e famiglia ha senso se aiuta le persone a credere all'amore e ad amare meglio. Non in base a delle norme, ma con gesti e parole che riconoscono il buono che c'è nelle persone e nella loro storia e le aiutano a svilupparlo.
Ecco il vero problema del Sinodo: essere una chiesa che è madre e non matrigna, essere cristiani che guardano la trave nel proprio occhio prima della pagliuzza in quello altrui, lasciarsi educare dalla misericordia di Dio che condona il debito di chi non può pagare, vedere negli altri la capacità di amare e le sofferenza, prima che il peccato, e le onora, curare le ferite...
Tutto questo richiede non di abolire la dottrina, ma di rileggerla dentro il paradigma di una teologia delle relazioni "in" Dio e delle relazioni "di" Dio che è ben diversa da una teologia che rispecchia un "ordine" di cristianità ormai tramontato nella quale conta la corrispondenza a una forma. Le relazioni sono vitali, multiformi, si costruiscono nel flusso del vivere e nella varietà; l'ordine è un concetto che fissa un forma rigida come l'unica possibile e la identifica con un'ontologia. A una certa impostazione teologica corrisponde un modo di intendere la chiesa, i sacramenti, l'etica...
Ma tutto questo richiede anche di prendere sul serio la famiglia. Non solo di farne l'oggetto di tanti discorsi, come se fosse una bandiera da sventolare. Se il valore e la dignità del sacramento del matrimonio - e della realtà che esprime - sono pari a quella del sacramento dell'ordine, allora la chiesa non può avere un "motore" solo, una struttura solo gerarchica, deve avere una struttura gerarchica e famigliare. C'è un ministero degli sposi che non vale solo in casa, ma anche nella comunità cristiana. Allo stesso tempo, prendere la famiglia sul serio significa non idealizzarla, ma vederla nella sua realtà fatta anche di miserie, di povertà, di disagi. Non basta essere sposati in chiesa per essere nella famiglia "giusta" e "vera" (in base alla forma). Ci si sposa in chiesa per diventare famiglia, perché si vuole essere evangelizzati, essere educati da Gesù ad amare gratuitamente. Il sacramento del matrimonio non è uno "stato" in cui bisogna rimanere, una condizione da preservare guardando indietro, ma un cammino da intraprendere guardando avanti. L'indissolubilità è un dono da ricevere, più che un vincolo.
Grande Christian, i Cardinali e i cristiani che hanno paura del ministero del matrimonio hanno solo paura di perdere potere. Ma la Verità vince sempre.
Mauro A. Calò
Scritto da: Mauro Antonio Calò | 14/10/15 a 10:25
Condivido pienamente. Grazie.
Scritto da: Gian Maria Zavattaro | 15/10/15 a 07:25