LORENZO ROSOLI, Avvenire, 26 giugno 2015
C’è Enzo Bianchi, il fondatore della Comunità di Bose, che ricorda il cardinal Martini che ogni settimana “va a trovare i malati, va a lavarli, a tagliar loro le unghie”, perché non gli basta “parlare di carità”, non gli basta “avere i sentimenti di carità di Gesù Cristo”, ma vuole “avere i comportamenti di carità di Gesù Cristo”. C’è padre Bartolomeo Sorge, gesuita come Martini, ex direttore di “Aggiornamenti sociali”, che ricorda l’“uomo libero”, “reso libero dalla Parola di Dio”. C’è l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, che sottolinea come Martini abbia reso Milano “la capitale del dialogo fra diversi, un po’ come lo è stata Assisi”. E c’è padre Silvano Fausti, il gesuita morto mercoledì che fu amico e confessore del cardinal Martini, che del confratello dice: “Non era mai uno che sapeva tutto, era uno che imparava sempre. Quello che mi colpiva era il suo imparare sempre. Era sempre discepolo, mai maestro. I grandi maestri sono quelli che sono sempre discepoli”.