Ho ricevuto dal Brasile alcune domande sull'enciclica Laudato Si' di papa Francesco. In questi giorni, riporterò le mie risposte che verranno poi raccolte e tradotte in portoghese.
1. Qual è il concetto centrale di Laudato Si’ e com'è articolato?
L'enciclica Laudato Si' è un documento di grande interesse sia per i contenuti sia per il metodo con cui sono trattati. E' raro che un pontefice dedichi un testo magisteriale di questa portata a temi che non fanno parte della tradizionale predicazione ecclesiale. Alcuni hanno richiamato la Pacem in terris di Giovanni XXIII e trovo che sia un'osservazione corretta. In entrambi i casi, si tratta di documenti che non partono da una preoccupazione intra-ecclesiale, ma si confrontano con un'urgenza storica, entrano nella "conversazione del mondo". Credo sia molto importante in funzione di quella che papa Francesco chiama "chiesa in uscita": non introversa, non ripiegata in una comunicazione autoreferenziale e solispsistica. Certo, i documenti da soli non bastano, se non sono seguiti da un impegno e da scelte concrete. Però, qui si pone un fondamento importante.
Dal punto di vista del metodo, poi, mi sembra significativo che l'enciclica non affronti la questione secondo un classico procedimento seguito in ambito morale, e che trovo insufficiente, cioè quello che parte da un concetto metafisico di natura da cui dedurre conseguenze e prescrizioni. Nella Laudato Si', e lo vedremo man mano, si adotta un paradigma relazionale che è più coerente con il dato rilevato e consente di interpretare meglio il dato storico e la sua complessità.
Questo ci porta al concetto centrale dell'enclica, riassumibile in quella che il testo definisce "ecologia integrale, introdotta al n. 15 come "un'ecologia che nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l'essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda". Il suo fondamento teologico è spiegato nel secondo capitolo, mentre la sua articolazione è esposta nel quarto capitolo.
Se l'ecologia "studia le relazioni tra gli organismi viventi e l'ambiente in cui si sviluppano", l'ecologia integrale ha un orizzonte più ampio, senza escludere questo, che abbraccia il cosmo e l'ambiente che è casa comune come creazione nella loro relazione con Dio. Non è una sorta di "ecologia cattolica" alternativa o concorrente, ma la proposta di uno sguardo di fede che offre un proprio apporto specifico alle questioni ecologiche, le quali sono questioni di tutta l'umanità.
Attenzione, l'ecologia integrale ha anche una portata molto "laica", nel senso di approccio condivisibile anche da chi non si pone in una prospettiva religiosa. Pensiamo a come carestie e problemi alimentari, per esempio, abbiamo avuto un effetto su molti conflitti africani e mediorientali. Avere una visione d'insieme, potremmo dire "di sistema". Nell'enciclica, infatti, l'ecologia integrale è articolata come:
- ecologia ambientale, economica e sociale (nn. 138-142);
- ecologia culturale, che riguarda il patrimonio storico, artistico e culturale (nn. 143-146);
- ecologia della vita quotidiana, che riguarda la qualità della vita (nn. 147-155).
Questi tre livelli sono unificati dal principio del bene comune come criterio di orientamento, a cominciare dal rispetto dei diritti umani, e vengono assunti in una prospettiva di giustizia intergenerazionale oggi imprescindibile. Nel momento in cui la nostra capacità di azione, in quanto esseri umani, è in grado d'incidere irreversibilmente sull'ambiente e persino di distruggerlo, non possiamo evitare di porci la questione della responsabilità verso chi viene dopo di noi!.
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