MASSIMO FAGGIOLI, Huffington Post, 9 ottobre 2014
Sinodo dei vescovi e dei media. Una delle accuse tipiche contro il Vaticano II e la teologia moderna è quella di essersi compromessa con la cultura dei mass media: la separazione tra 'il concilio dei vescovi' (quello vero) e 'il concilio dei giornalisti' (quello desiderato e creato artificialmente). Una preoccupazione simile è visibile oggi in certi ambienti che vedono nei dibattiti in corso un cedimento al sensazionalismo mediatico, favorevole al cambiamento a tutti i costi sulla cultura del matrimonio e della sessualità. Va però detto che la riservatezza del dibattito (il non sapere esattamente chi ha detto cosa, a meno che l'interessato non parli coi giornalisti) favorisce la libertà dei padri sinodali ed è un ostacolo al sensazionalismo del 'news cycle'. In questo ambito, è interessante vedere come anche nel sistema informativo si riproducano alcune dinamiche del Vaticano II: come 50 anni fa, la rivista dei gesuiti 'Civiltà Cattolica' è molto attiva sulla scena, come anche 'Radio Vaticana', mentre quasi del tutto disinteressato a quanto sta accadendo sembra essere 'L'Osservatore Romano'. Come 50 anni fa, alle sessioni ufficiali per vescovi e cardinali seguivano conferenze pubbliche e incontri riservati tra cardinali, vescovi e teologi. La conferenza congiunta dei cardinali Pell (Australia, ora in Curia Romana) e Dolan (New York) trasmessa dal nuovo sito internet di notizie cattoliche americano 'Crux' ha offerto prova della potenza mediatica cattolica americana - quella più a disagio, culturalmente e linguisticamente, con il lento filtrare delle notizie dall'aula sinodale per il tramite di padre Lombardi.
Voci da chiese emergenti. La terza giornata del Sinodo ha visto il dibattito aprirsi, alla conferenza stampa dell'ora di pranzo, a chiese cattoliche non euro-americane, e dell'Africa in particolare. Dal resoconto si è saputo che è emersa la questione dei matrimoni misti (una delle coppie invitate al Sinodo è cattolico-musulmana) e dellapoligamia. Un momento assai vivo è stato l'intervento in conferenza stampa del vescovo africano Kaigama, che ha risposto a domande sull'atteggiamento della chiesa verso gli omosessuali in Africa. Kaigama ha distinto tra opposizione al matrimonio omosessuale e omofobia (una distinzione che in Europa e America si fa fatica a mantenere, sia da parte dei vescovi che di quelli che criticano la posizione dei vescovi) e sugli aiuti che l'Africa vorrebbe e quelli che l'Occidente è disposto a dare (in cambio di una legislazione all'occidentale sui 'diritti riproduttivi'). È il volto del cattolicesimo 'global south' che sarà sempre più importante negli equilibri della chiesa del prossimo futuro.
Molto Vaticano II, non i "valori non negoziabili". Il vero protagonista della conferenza stampa dell'8 ottobre è stato mons. Fernandez, argentino, nominato arcivescovo da Francesco poco dopo la sua elezione, teologo molto vicino al papa. Fernandez ha fatto numerosi paralleli tra l'evoluzione dell'insegnamento della chiesa al Vaticano II e il Sinodo ora in corso ("La chiesa ha cambiato idea sulla schiavitù"), e in un ottimo italiano. Fernandez ha sottolineato di non essere il teologo del papa, ma tutti hanno colto nelle sue parole citazioni quasi letterali di alcuni testi di Francesco, specialmente della Evangelii Gaudium. Nella conferenza stampa sono emersi numerosi riferimenti a Giovanni XXIII (vari testi del concilio Vaticano II, la 'medicina della misericordia') molto più che a Giovanni Paolo II, che per molti cattolici è 'il papa della famiglia'. Assente dal Sinodo, non solo fisicamente ma anche dalle citazioni (almeno quelle riportate in conferenza stampa) è anche Benedetto XVI, e in particolare va rilevata la rapida obsolescenza dell'espressione "valori non negoziabili", una delle locuzioni-simbolo del magistero di Ratzinger sulle questioni morali. Oggi la parola-chiave è "gradualità". Soltanto venti mesi fa era ancora papa Benedetto XVI, ma sembra già cambiata un'epoca.
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