PAOLO MASTROLILLI, Vatican Insider, 28 marzo 2014
«Con la sua visita, il presidente Obama ha fatto capire agli elettori cattolici che la Chiesa non è una sezione del Partito repubblicano». Per quanto diretta, questa battuta del giornalista Michael Sean Winters sintetizza bene almeno uno dei punti centrali dell’udienza di ieri da papa Francesco. È vero che il capo della Casa Bianca aveva ragioni etiche e spirituali per volere un incontro col Pontefice, ed è parso sinceramente colpito quando lo ha definito persona capace di ispirare gli uomini e «puntare i loro occhi verso i problemi del mondo». Si è persino schernito, rispondendo così a chi gli chiedeva se pensava di aver costruito un’alleanza con Francesco: «Sospetto che il Papa non abbia alcuna urgenza di stringere alleanze con qualunque politico. Lui si occupa di cose un po’ di più alte, mentre noi stiamo per terra a cercare soluzioni pratiche».
Queste soluzioni, però, passano anche attraverso il consenso elettorale, un piano su cui Obama ha avuto diversi problemi con la gerarchia cattolica. Pochi giorni fa il cardinale Burke in un’intervista definiva «anticristiane» le sue politiche, mentre l’arcivescovo Chaput aveva accusato l’università di Notre Dame di essersi prostituita, perché aveva invitato Barack a visitarla. Durante le presidenziali del 2012 una larga parte dell’episcopato non ha fatto mistero di essere contraria alla rielezione di Obama, e questi stessi sentimenti potrebbero avere un impatto negativo per i democratici sulle elezioni midterm di novembre. I cattolici sono divisi, grosso modo 45% repubblicani, 45% democratici e il resto incerti, e le loro fluttuazioni possono influenzare i risultati in Stati sempre decisivi come Ohio o Pennsylvania.
Al centro delle incomprensioni tra presidente e gerarchia ci sono i temi sociali, cioé aborto, contraccezione, matrimoni gay. L’incontro con Francesco, che in passato ha invitato la Chiesa a non parlare in maniera ossessiva solo di questo, serviva anche a mostrare che è possibile non essere d’accordo su tali punti, ma dialogare e collaborare su quelli condivisi, tipo la lotta alla povertà. «Ora – domanda Winters – alcuni vescovi diranno che il Papa si è prostituito perché ha ricevuto il presidente?». Obama ha detto che durante il colloquio i temi sociali non sono quasi emersi, mentre poi li hanno ricordati il segretario di Stato Parolin e il comunicato della Santa Sede. Il Vaticano ha sottolineato le divergenze, ma anche i punti di contatto, come l’immigrazione. Questa disponibilità al dialogo è già un successo, che aiuterà Obama tra i cattolici.
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