Appunti sulla fede (5)
La fede è innanzi tutto un fatto antropologico, un'esperienza umana universale. Non è possibile vivere senza porre fede in qualcuno o in qualcosa. Nell'esperienza cristiana, la fede trova forma e sostanza nell'incontro tra il vissuto soggettivo, interiore, e un dato oggettivo, esteriore.
L'incontro con questa oggettività è, innanzi tutto, incontro con la Parola di Dio, con una parola buona che soggettivamente accetto e riconosco come proveniente da Dio.
E' un discorso che ci porta alla Bibbia. La domanda diventa subito: è accettabile, oggi, pensare di trovare la Parola di Dio nella Bibbia? Non è un retaggio di superstizioni ormai superate nell'epoca della scienza e della tecnica? E come porsi di fronte alle contraddizioni dei testi biblici e agli episodi crudeli e violenti che contiene?
Mi limito, ovviamente, a segnalare delle direzioni e in chiusura segnalo alcuni testi e link che possono essere utili approfondimenti, per chi vuole.
Un primo, indispensabile, passo è quello di "definire" la Bibbia, di chiarire con che cosa abbiamo a che fare, quando parliamo della Bibbia. Trovo che Enzo Bianchi sia riuscito a farlo con concisione e precisione concettuale.
La Bibbia è un insieme di libri che la rendono un'unità composta, una pluralità di libri che sono stati generati nell'arco di un millennio circa. La Bibbia è dunque una biblioteca di libri, ma questa biblioteca è il frutto di una selezione, di un discernimento, potremmo dire di una "santificazione" intesa nel senso etimologico del termine ("distinzione") che rende i libri "santi", le Scritture "sante". Questa reazione è avvenuta come risposta da parte dei destinatari, come fatica da parte del corpo dei destinatari, come reazione della comunità che ricevendo e ccogliendo quei libri (e non altri) ha creato il Canone delle Scritture.
Qui è indicato un aspetto molto importante. La Bibbia non è diventata Sacra scrittura "a tavolino", per la decisione di qualcuno che è stata imposta ad altri. Lo è diventata dentro la storia, dentro il vissuto, del popolo di Israele prima e del popolo cristiano poi. La Bibbia rimanda sempre il lettore alla fede vissuta, dice l'introduzione alla Bibbia TOB.
Il punto, allora, è che leggendola io sono rimandato all'esperienza di fede vissuta da altri prima di me i quali l'hanno trasmessa. Essi hanno riconosciuto in quei libri una Parola ispirata da Dio, che ha operato un cambiamento positivo nella loro vita. Se non ci fosse stato questo, non ci sarebbe stata una tradizione, la Bibbia non sarebbe giunta fino a noi oggi.
Accostandomi a questi libri nel XXI secolo, io ho la possibilità di fare mia quella esperienza, di verificarla come autentica e vera anche per me. Che cosa hanno trovato quei lettori, quel popolo, nella Bibbia, al punto da riconoscerla come "differente" da tutte le altre parole, come santa? E' qualcosa che posso trovare anch'io?
Ecco, allora, che la Bibbia come testo ci rinvia all'atto del leggere. Si potrebbe dire che non esisterebbe la Bibbia, come Scrittura sacra, senza la sua lettura. Ed è a questo aspetto della lettura che vorrei dedicare la mia prossima riflessione.
Enzo Bianchi, Dio, dove sei?, Rizzoli.
Luciano Manicardi, Guida alla conoscenza della Bibbia, Qiqajon.
Armido Rizzi, Pensare dentro la Bibbia, LAS.
Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum.
Benedetto XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini.
Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa.