Appunti sulla fede (6)
Nel precedente di questi miei appunti verso l'anno della fede, mi sono soffermato sulla Parola di Dio come via dell'esperienza di fede.
Una via che a un primo sguardo sembrerebbe oggi impercorribile. Come credere alla Bibbia, nell'età della scienza?
Tempo fa, su Facebook, ho visto una striscia disegnata in cui un prete dice a un bambino che non si può credere nell'esistenza di Spider Man solo perché lo si vede nei fumetti. I fumetti non sono credibili. Il bambino, poi, chiede al prete come si fa a credere all'esistenza di Dio. Il prete sta per mostrargli la Bibbia e poi ammutolisce. Come a dire che la Bibbia non può pretendere di essere più credibile.
Una striscia, appunto, che però esprime bene lo scetticismo di tanti di fronte alla Bibbia alla quale non si riconosce più d'istinto l'autorità di un tempo. Perché la si dovrebbe ritenere più affidabile di un fumetto, di un romanzo, di una teoria scientifica, di un trattato di filosofia?
Questi dubbi sono l'esempio di come la dimensione spirituale sia oggi diventata rarefatta, anche all'interno di molti ambienti cristiani, al punto che non se ne conoscono più il valore e le caratteristiche. Non se ne fa più esperienza.
Perché l'uomo del XXI secolo dovrebbe accostarsi alle Scritture, al di là di motivazioni letterarie e culturali? Certo, lo può fare per conoscere quella che è comunque un'antica tradizione umana, ma non è sufficiente.
La biblioteca dei testi biblici, diversamente da un romanzo o da un'opera filosofica, non è il frutto della mente di una persona. E' una realtà plurale, complessa, che è il risultato di una storia, di un vissuto, e che da migliaia di anni fino a oggi continua ad alimentare e a dare forma al vissuto di tanti che si riconoscono in un "popolo": il popolo di Israele per gli ebrei e le chiese per i cristiani. Lo si approvi o meno, questo è un dato di fatto.
Un ricercatore sincero, non animato da preconcetti, si confronta con una realtà così ampia. Ma in che cosa consiste questo confronto? Perché c'è chi leggendo questi testi arriva all'esperienza della fede, mentre altri no? Vuol dire che gli uni sono intelligenti e gli altri no, o viceversa?
Il punto non è questo. Provo a fare riferimento ad Agostino d'Ippona, il quale in una sua opera fece cenno all'importanza di distinguere la parola dalla voce. C'è parola e parola. La parola che resta una fra le tante si perde in un oceano indistinto. C'è invece una parola che, all'ascolto, si rivela una voce che mi dice qualcosa di importanti.
Nella Bibbia, non conta solo la parola scritta. Conta anche il lettore, conta il mettersi in ascolto della parola scritta - non leggerla soltanto, come si fa con un quotidiano o un libro di narrativa - ed è questo atto dell'ascolto che consente di riconoscere in essa una voce, una parola diversa da tutte le altre. Solo il coinvolgimento del lettore rivela la sua differenza e lascia scaturire ciò che porta in sé.
Scrive Enzo Bianchi: La lettura diviene così operazione indispensabile alla scrittura, e i lettori subentrano all'auotre, ridando nuova vita allo scritto con la loro ricezione e divenendo, per così dire, co-autori caricando di nuovi significati il testo che si apre così a un'interpretazione potenzialmente infinita.
Ci si trova in questo modo davanti a una parola viva da cui si è cambiati. Non si tratta semplicemente di apprendere delle informazioni in più, ma di essere introdotti dalla parola in una nuova esperienza di vita che riconosco come vera e che rende presente Dio nella mia storia.
In questo senso, la Bibbia è "lettera di Dio". Non perché contenga un messaggio che viene da lui direttamente. La Bibbia è scritta da uomini. E' però ispirata, nel senso che è frutto di un'autentica esperienza spirituale di coloro che l'hanno scritta, un'esperienza che si è prolungata nella storia e che il lettore può vivere a propria volta - se si pone in ascolto - e attualizzare oggi.
La Bibbia, allora, non è una sorta di oracolo che contiene tutte le risposte, ma è una parola che mi consente di "entrare" in un'esperienza del reale qualitativamente differente da tutte le altre. Diventa importante, allora, capire come avviene questo ascolto. E questo è il filo che riprenderò.