A ottobre, una mia classe era mobilitata per la morte del motociclista Marco Simoncelli. La commozione per i funerali era stata grande e gli studenti avevano appeso in classe una fotografia di Simoncelli, sulla moto, con le braccia spalancate verso il cielo.
Il 20 gennaio, il giovane sportivo avrebbe compiuto 25 anni. La fotografia, però, in classe non c'è più. Un paio di settimane fa era caduta dal muro e nessuno l'ha riappesa.
Nel suo piccolo, è un segno di un approccio alla vita in cui prevale l'emozione del momento, senza che nasca qualcosa di durevole. Quello che i giovanissimi vivono è il riflesso accentuato dell'aria del nostro tempo, di cui anche gli adulti risentono. Forse, il mio può suonare come un giudizio o una condanna. Eppure, è l'invito a non fermarsi al momentaneo.
Se c'è solo l'emozione, la vita è una scintilla che si dissolve in un momento. Allora, la domanda da porsi è se c'è qualcosa o qualcuno che sempre resta e mai delude.
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