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11/11/11

Commenti

Vanni

Mi sembra che in questo momento, fra i cattolici, si discuta molto sui temi: "Papa Ratzinger: sì o no?", oppure "Confronto fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI". A volte questi temi vengono trattati in modo serio, a volte no, comunque ritengo che ci sia un forte pericolo di ridurre un pontificato a valutazioni superficiali da tifoseria calcistica: da una parte vengono mossi attacchi spesso ingiusti, dall'altra sono proposte apologie non convincenti: entrambe le istanze pretendono che il fedele cattolico si schieri aprioristicamente pro o contro!

A mio avviso papa Ratzinger soffre, più dei suoi predecessori, delle difficoltà generali attraversate dalla Chiesa cattolica: tema estremamente complesso che non ci si può certo illudere di trattare qui. Mi limiterò a esprimere l'opinione che la impostazione ecclesiocentrica, imperante da secoli, abbia ormai ridotto ad un ruolo troppo ristretto il Gesù Cristo della Sacra Scrittura (in particolare, ma non solo, quello del Vangelo). Troppo riduttivo l'uso liturgico, troppo ristrette le pericopi avulse dal resto.

Il papa teologo, a mio avviso, si è reso ben conto di questa insufficienza e sta cercando di provvedere in prima persona proponendoci il "suo" Gesù. Lo sforzo è lodevole ma, a mio avviso, il Gesù di Ratzinger è troppo freddamente teologico, ben lontano dal Gesù vivo del Vangelo. Che è unico e irripetibile. Ed è tutto quello di cui ha bisogno la Chiesa.

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