Resto convinto che la nomina di Angelo Scola ad arcivescovo di Milano sia da leggere in vista del prossimo conclave e che non sia stato positivo, per la Chiesa italiana, ridurre la possibilità di avere un episcopato più articolato nella sua composizione ed espressione. In questo senso, da Milano, con Martini e Tettamanzi, era venuto un arricchimento al nostro panorama ecclesiale che rischia di essere troppo uniforme.
Detto questo, devo riconoscere che Scola ha avuto, nel suo ingresso in diocesi, un gesto delicato e non comune tra gli alti prelati. Al termine della celebrazione in Duomo, ha formulato una serie di ringraziamenti che comprendevano i suoi predecessori e personalità a cui lui è stato vicino come Giussani, von Balthasar e Giovanni Paolo II. E fin qui nessuna sorpresa.
Però, ha ricordato anche i preti che fin dall'infanzia lo hanno spalancato alla fede e, tra questi, "la sofferta figura di Ambrogio Valsecchi".
Non è un ringraziamento di rito. Qui, però, bisogna spiegare, perché è un nome che molti oggi non conoscono. Valsecchi è stato uno degli innovatori della morale sessuale cattolica dopo il Concilio. Riprendo dal sito Fine Settimana alcune notizie.
Ha insegnato teologia morale nel Seminario e nella Facoltà Teologica di Milano dal 1957 al 1967, ed è stato consulente del cardinal Giovanni Colombo al concilio. Ha poi tenuto corsi di teologia morale presso l'Università Lateranense, l'Accademia Alfonsiana e l'Ateneo Salesiano di Roma. Negli anni 1969-1970 è stato Rettore del Collegio Universitario Borromeo di Pavia. Nel 1971 ha iniziato un'esperienza di lavoro in fabbrica a Torino, alla quale ha dovuto rinunciare dopo due anni per una grave malattia. Nel 1973 viene resa pubblica una notifica dell'episcopato della Lombardia in cui si dichiara "estremamante pericolosa" dal punto di vista pastorale l'opera di Valsecchi "Nuove vie dell'etica sessuale" a causa della relativizzazione e storicizzazione delle norme morali riguardanti la sessualità. Nel 1974 è stato dispensato dai voti, nel 1975 si è sposato con rito religioso. Da "laico", è stato psicologo analista e ha collaborato con il centro di Educazione Matrimoniale e Prematrimoniale (CEMP) del comune di Milano. Muore il 6 marzo 1983.
Tanto per dire quanto la sua figura è stata scomoda, ricordo che ancora nel 2010 Roberto de Mattei lo ha insultato pubblicamente sul Foglio di Ferrara definendo la sua vita "fallimentare".
Sono sicuro che Scola non sottoscriverebbe mai le tesi di teologia morale di Valsecchi. Però, il fatto di averlo inserito nei ringraziamenti ufficiali, in una occasione così solenne, gli fa onore. E direi doppiamente, perché in genere chi ha lasciato il ministero presbiterale viene cancellato dai discorsi ecclesiali. Un ex prete diventa una sorta di fantasma, di uomo invisibile per la Chiesa.
Concludo con le parole usate da Valsecchi nell'annunciare agli amici il ritorno allo stato laicale:
L'attenzione agli altri si traduce e si articola nelle più varie maniere: il cuore e la fantasia dei credenti le possono moltiplicare all'infinito. Ciò che mi appare comunque essenziale è la volontà di servire i poveri "che abbiamo sempre con noi": con semplicità, con intelligenza, con coraggio. E' il criterio unificatore e risolutore di ogni esistenza umana, che vi chiedo di richiamarmi continuamente e in ordine al quale desidero (e temo) di essere giudicato.
Di ricerca, di coraggio e di impegno - con i limiti che tutti possono avere - continuano ad aver bisogno la teologia italiana e la Chiesa cattolica.
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