La vicenda di Marian Kolodziej ha qualcosa di incredibile. Ne sono venuto a conoscenza navigando sul sito della rivista Popoli.
Marian è stato tra i primi prigionieri a entrare ad Auschwitz nel 1940, come attesta il suo numero di matricola, il 432. Nel 1944 viene evacuato e solo il 6 maggio 1945 torna ad essere un uomo libero, dopo aver trascorso tutti gli anni della Seconda Guerra Mondiale nell'inferno dei campi di concentramento.
Non ha mai voluto raccontare la sua esperienza, fino al 1993, quando è vittima di una paresi. Ancora prima di recuperare l'uso della parola, durante la riabilitazione comincia a riversare nei disegni l'orrore che ha visto e subito. E' come lo straripare di un fiume in piena: sono centinaia le illustrazioni che scaturiscono dalla sua mano, un'arte che trae la sua forza comunicativa dal vissuto...
Il gesuita Ron Schmidt ha prodotto un documentario, The Labyrinth, dedicato a Marian e alla sua opera di cui ho riportato qui il trailer.
Noi non abbiamo vissuto l'orrore, non possiamo immaginare che cosa voglia dire. Però, le emozioni suscitate dall'arte, la corda segreta di noi che fa vibrare, sono un modo per stabilire una connessione autentica con chi lo ha provato. E' anche così che ci si risveglia dall'indifferenza di cui scrivevo ieri.
Per non chiudere gli occhi di fronte al male, di fronte all'umanità violata in qualsiasi modo...
Commenti