In questi giorni di vacanza, mi sto confrontando molto con le riflessioni di Tiziano Terzani. Mi piace il suo spirito di cercatore non conformista e molti dei vissuti legati alla malattia da lui raccontati rispecchiano quanto ho provato a mia volta.
Soprattutto, mi riconosco nel mettere a fuoco quanto di noi e' immagine costruita per esser mostrata di fronte agli altri, per dare forma a un "io" che ci appaga e che riteniamo trovi consenso, piuttosto che cercare il nostro io profondo.
Questo "meccanismo" si instaura anche nell'esperienza di fede. Tante sentenze, tante certezze, tante verita' pronte all'uso sbandierate da molte persone appartengono a questa sfera. E infatti suonano aride, fredde, non toccano il cuore di chi le ascolta. Puo' avvenire anche in varie forme di volontariato, di impegno sociale o politico. Avviene anche in tante delle cose che ho scritto.
E' difficile liberarsi dalla prigionia dell'immagine, dell'apparire.
Sono sempre piu' convinto che la vera esperienza di fede non e' frutto di un mio ragionamento, di una mia scelta. E' l'irruzione di una presenza nella mia vita.
Mi vengono in mente due passi del Salterio di Bose, pregati di recente.
Il tuo amore e' piu' esteso del cielo. Il "tuo" amore. Non e' una dottrina, e' una scoperta, qualcosa che vivo.
Il Signore rialza chi e' curvato. Anche qui si tratta di un'esperienza.
Non dichiarare. Cercare. Attendere. Ascoltare...
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