Un credente può essere ateo. In che senso? L'ateo e il credente convivono dentro ciascuno di noi, come diceva già anni fa Carlo Maria Martini, se non siamo immobili e ristagnanti.
Mentre scrivo queste righe, un vento pungente spinge la pioggia sui vetri delle finestre e disturba i pensieri. Il vento è fastidioso, ma scuote e pulisce l'aria che nei giorni scorsi era satura di smog. Per il credente, l'ascolto dei dubbi e delle inquietudini soffia dalla ricerca di fede la polvere delle abitudini e delle opinioni date per scontate.
C'è l'ateismo del pensiero, della mia incapacità di ricondurre Dio entro uno schema logico, razionale. Aiuta a non ridurre la fede a un teorema dottrinale e fare del Signore un tappabuchi con cui riempire i vuoti della mia conoscenza.
Se potessi capire tutto di lui, alla stregua di un'equazione, non sarebbe veramente Dio, ma una costruzione della mia mente. Karl Rahner sosteneva che noi uomini lo troviamo "solo se diciamo sì alla sua incomprensibilità, senza la quale non sarebbe Dio". Quando mi innamoro, incontro una persona che è altro da me, che è un nuovo mondo da scoprire. Così è la scintilla della fede.
L'ateismo da prendere veramente sul serio, è quello della disperazione nuda, del non trovare Dio nel dispiegarsi del quotidiano, fatto di contraddizioni e di tortuosità dentro e fuori di me. Ci sono momenti in cui sembra di aver trovato il sole, altri dove ci sono solo freddo e pioggia.
Credo sia lo stato d'animo descritto nel salmo 77:
Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore, nella notte le mie mani sono teste e non si stancano; l'anima mia rifiuta di calmarsi.
E' forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua premessa per sempre?
L'anima non riesce a consolarsi, perché non sa quando sarà la fine (come annota il Midrash sui salmi), non sa se l'angoscia avrà termine, vede solo incertezza. Ma è un vuoto, quello che si prova, o è l'incapacità di ricordare e riconoscere i segni di Dio?
Un cristiano - ha notato ancora Carlo Maria Martini - sente che le parole "credere", "amare", "sperare" hanno una pienezza molto più profonda delle delusioni che possono offrire nella vita concreta.
Non è cristiano colui che non passa per la notte dell'ateismo, ma che in questo momento, nonostante abbia perso gli appigli precedenti, non rinuncia, resiste nell'attesa di ritrovare le orme di Dio. Anche Francesco d'Assisi aveva riconosciuto nel salmo 77 il proprio travaglio.
David Maria Turoldo pregava così: donaci, Padre, di dubitare, ma insieme di sempre più credere: di credere alla tua fedeltà e al tuo amore al di là di tutte le apparenze.
Si fa vuoto, si passa per il vuoto come si attraversa il mare, per approdare oltre l'orizzonte a una riva mai vista.
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