Si continua a invocare da più parti, anche da autorevoli esponenti dell'episcopato, una rinnovata presenza dei cattolici in politica. E' sottinteso, che quei cattolici presenti oggi sulla scena non diano grande prova di sé e che il panorama attuale non sia gradevole. Ma non lo si dice.
Perché? Perché nello scorso decennio, nonostante le dichiarazioni di neutralità rispetto agli schieramenti in campo, è stata fatta dai vertici CEI una precisa scelta di alleanza con quella parte che offriva garanzie e vantaggi su alcuni temi ritenuti particolarmente strategici: scuola, bioetica, famiglia... Nel momento in cui si è intrapresa questa strada, è stato instaurato un legame ora difficile da sciogliere, per il timore di perdere quei vantaggi che si sono rivelati un'arma a doppio taglio.
E' l'atteggiamento stesso di cercare quale sia l'alleato più affidabile che andrebbe abbandonato, in quanto alla fine diventa sempre compromissione con un potere. Più che cercare alleati, si dovrebbe cercare di intessere rapporti con ogni posizione politica che si riconosce pienamente nel sistema democratico per trovare possibili punti di convergenza e di intesa. Ma questo sarebbe compito dei cattolici che si dedicano al servizio della politica e non direttamente dei vescovi.
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