Ci sono vescovi che non vanno in prima pagina e la loro voce non è sempre identica a quella di alcuni confratelli che hanno rapporti più stretti con la politica e i politici.
Su Jesus di maggio, il vescovco di Acerenza (Basilicata), Giovanni Ricchiuti, nel corso di un'intervista ha espresso alcuni pareri sicuramente non conformisti.
Da Acerenza come si legge la prospettiva federalista?
Ci danneggerà moltissimo. Pur riconoscendo che in passato il Sud non ha sfruttato bene l'offerta dello Stato, adesso si rischia di scomparire come Regioni che hanno bisogno della solidarietà del Paese. Il titolo del documento CEI è "Per un Paese solidale. Chiesa e mezzogiorno". O la solidarietà o il federalismo, delle due l'una. Il problema è che il Sud è scomparso dall'agenda del governo.
Le sue preoccupazioni sono condivise dai vescovi confratelli del Nord?
Il documento sul Mezzogiorno è stato approvato da tutti, ma non so se come vescovi stiamo dando il buon esempio. In fondo non ci conosciamo per nulla, alle assemblee ognuno sta con i suoi. Ci sono i gemellaggi, ma non bastano. Non scatta, come ha detto monsignor Giancarlo Bregantini, quella "reciprocità". Se non entriamo in relazione come vescovi, come fanno a conoscersi le nostre comunità? D'altra parte va anche detto che le Chiese del Sud, a differenza di quelle del Nord, mostrano molti segnali positivi: comunità vive, vocazioni, valori che tutto sommato tengono, come la famiglia. Sarebbe interessante ritrovarsi su questi temi.
Eppure la scelta federalista, sostenuta dalla Lega, trova consensi anche tra i cattolici...
La pericolosità di certe posizioni espresse da questa formazione politica, per esempio nei confronti degli extracomunitari, ha poco di umano e nulla di cristiano. Sono realtà politiche in evoluzione, ma fanno pensare. E chiedono una parola forte da parte della comunità cristiana.