Il numero di dicembre di Aggiornamenti Sociali contiene, nell'editoriale, il saluto di p. Bartolomeo Sorge che, oltrepassata la soglia degli 80 anni, lascia la direzione della rivista intrapresa nel 1997.
Al suo posto, l'attuale caporedattore, p. Giacomo Costa. Conoscendo entrambi e avendo collaborato con loro, non posso che manifestare i miei sentiti auguri e i miei più affettuosi saluti a tutti e due.
P. Sorge è una delle figure più rilevanti del cattolicesimo conciliare italiano, a partire dalla sua direzione della Civiltà Cattolica (1973-1985). Nel suo editoriale descrive così il ruolo di Aggiornamenti nel panorama dell'informazione cattolica.
1. Un vademecum di pensiero e di azione sociale
Questo fu lo scopo originario per cui nel gennaio 1950 nacque Aggiornamenti Sociali: offrire a quanti sono impegnati nella società, e in particolare agli operatori sociali cristiani, uno strumento aggiornato di seria divulgazione scientifica, che li aiuti a discernere e a compiere responsabilmente le proprie scelte con competenza professionale e in coerenza con i valori evangelici e la dottrina sociale della Chiesa. La fedeltà a questa identità originaria - informare e formare al pensiero e all'azione sociale - spiega perché la Rivista, in 60 anni, abbia sempre mantenuto intatta la sua attualità anche nei momenti difficili.
Questa opera d'informazione e di formazione degli operatori sociali è tanto più necessaria nella fase storica presente, che non a caso viene definita come «la stagione del laicato». Infatti, senza laici cristiani preparati e maturi verrebbe meno un contributo essenziale alla crescita civile e umana della nostra società. Saranno soprattutto essi a sostenere il dialogo interculturale, necessario per creare l'ethos comune di cui ha bisogno l'umanità del terzo millennio in via di globalizzazione, nel rispetto del pluralismo e della laicità della politica e della cultura, in modo da accompagnare e orientare in senso autenticamente umano l'inarrestabile sviluppo tecnico e scientifico dei nostri giorni. Nello stesso tempo, per quanto riguarda la missione della Chiesa, soltanto la presenza di un laicato maturo, capace di leggere con fede i «segni dei tempi» e di rispondere con coerenza e competenza alle sfide sociali della nuova evangelizzazione, potrà impedire che la comunità cristiana ceda alla tentazione, in cui altre volte è caduta, di ripiegarsi su se stessa, di chiudersi a riccio di fronte agli attacchi frontali e alle difficoltà con cui è chiamata a misurarsi.
Ecco perché è importante che Aggiornamenti Sociali si rinnovi, ma mantenendo la sua identità originaria di vademecum di pensiero e di azione sociale. Occorrerà, dunque, che si apra sempre più a nuovi destinatari, come auspicava l'allora padre Generale della Compagnia di Gesù nel suo messaggio augurale per il 50°: «La Rivista - scriveva p. Peter-Hans Kolvenbach - si sforzi costantemente di migliorare la qualità della sua produzione, [...] preoccupandosi anche di essere più accessibile ai lettori di media cultura, ai giovani, ai sacerdoti, agli operatori sociali e a quanti desiderano avere una visione più informata, e "cattolica", della realtà sociale, senza dimenticare quanti hanno la possibilità e il potere di influire sulle trasformazioni della società. I giovani in particolare devono trovare in essa motivazioni forti all'impegno sociale e politico, da cui tante delusioni sembrano a volte distoglierli» («Messaggio del p. Peter-Hans Kolvenbach S.I., Superiore Generale», in Aggiornamenti Sociali, 4 [2000] 280).
2. Un forum aperto di ricerca e di dialogo
In un contesto irreversibilmente pluriculturale, plurietnico e plurireligioso, che vede il rapido espandersi dei processi di globalizzazione e di secolarizzazione, la nostra Rivista non può che ribadire e ravvivare anche la seconda finalità che l'ha caratterizzata fin dall'inizio: essere uno spazio e un luogo privilegiato di dialogo e di ricerca, d'incontro e di confronto con persone e idee di culture differenti. È significativo il fatto che, fin dalla nascita, la redazione di Aggiornamenti Sociali è stata aperta al contributo dei laici e non riservata esclusivamente ad autori gesuiti, come prevalentemente si usava in quegli anni. Anche grazie a questa collaborazione allargata, il dialogo sulle pagine della Rivista non fu mai puramente teoretico o astratto, ma ci siamo misurati direttamente con i problemi sociali più scottanti dell'attualità, a mano a mano che si presentavano: da quelli del lavoro e del sindacato a quelli dello sviluppo economico, dalla crisi della politica ai temi della pace e del terrorismo, dalla questione demografica e da quella ecologica alla lotta contro la fame e contro le nuove povertà.
Né ci siamo limitati a descrivere la portata e l'urgenza di questi e di tanti altri problemi; attraverso interventi critici e costruttivi al tempo stesso, spesso elaborati in dialogo e in confronto con esponenti rappresentativi della cultura laica, ci siamo sforzati da un lato di verificare e di rinsaldare la tenuta di principi fondamentali oggi in discussione, dall'altro di diffondere criteri di giudizio e direttive di azione in fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa, condivisibili da ogni persona di buona volontà, credente o non credente. In una sua bella lettera, il card. Carlo Maria Martini sottolineava questo taglio specifico del nostro lavoro, riportando le parole del p. Mario Castelli - il secondo direttore di Aggiornamenti Sociali (1957-1967) - che ebbe una parte decisiva nel definirne l'identità: «La Rivista si propone di difendere e di propagare la verità "cattolica" nel suo vero senso etimologico di verità "universale", ossia atta a conquistare tutti gli uomini che hanno l'animo retto e quindi il giudizio libero. Cerca inoltre di presentare tale verità universale con linguaggio pure universale, cioè atto a venir capito non solo da chi è fervente cattolico, ma anche da chi o non è cattolico fervente o non è affatto cattolico. [...] Chiede il consenso solo in forza e nei limiti degli argomenti che porta, siano essi argomenti di ragione o argomenti di autorità» («Lettera per il 50° di "Aggiornamenti Sociali"», in Aggiornamenti Sociali, 1 [2000] 13).
Pertanto è importante che la Rivista rinnovi con perspicacia e coraggio il suo delicato e importante servizio di offrire un forum per il discernimento, scrutando i «segni dei tempi» per cogliervi l'insorgere di problemi nuovi, che saranno sempre più complessi nel contesto della grave «questione antropologica» che mette in discussione il senso stesso della vita umana e i suoi valori fondamentali.
3. Una voce profetica in difesa dei più deboli
Infine il terzo compito, al quale Aggiornamenti Sociali si è sempre dedicata con impegno, è quello della difesa dei più deboli e di quanti non hanno voce per farsi sentire. La nostra Rivista è sempre stata «militante»: non si è limitata solo a proporre idee e a studiare problemi, ma si è esposta in prima persona per la giustizia e per la pace, in piena conformità con la tradizione apostolica dei gesuiti, la quale consiste non solo nel denunciare apertamente e con parresìa evangelica ciò che va contro Dio e contro l'uomo, ma anche nel prendere posizione positivamente in difesa dei diritti umani e del bene comune. «La preoccupazione per la giustizia - rilevava p. Kolvenbach qualche anno fa - è un aspetto essenziale della nostra immagine pubblica nella Chiesa e nella società, grazie a quei ministeri che sono caratterizzati dall'amore per i poveri e gli esclusi, la difesa dei diritti umani e dell'ambiente, e la promozione della non-violenza e della riconciliazione» («Lettera sull'apostolato sociale della Compagnia di Gesù» in Aggiornamenti Sociali, 5 [2000] 447). All'origine di questa scelta, che la 32ª Congregazione Generale della Compagnia aveva definito l'«opzione fondamentale» dei gesuiti, sta la convinzione che «non è possibile dirsi compagni di Gesù senza condividere il suo amore per coloro che soffrono» (ivi, n. 7).
Si spiega, perciò, perché lo stesso p. Kolvenbach, nel messaggio per il 50° di Aggiornamenti Sociali, esorti la direzione e la redazione a mantenersi fedeli alla scelta preferenziale dei poveri: «La Rivista infine, che nei primi decenni tanta attenzione dedicò, ad esempio, ai sindacati e alle organizzazioni cattoliche nel mondo del lavoro, continui a distinguersi per un impegno specialmente a favore dei deboli, degli ultimi, di quanti non hanno voce, di quanti premono per un cambiamento della società in senso più equo e più cristiano» («Messaggio del p. Peter-Hans Kolvenbach S.I.», cit., 280). Se dovesse venir meno questa dimensione profetica, non solo il volto di Aggiornamenti Sociali, ma la sua stessa natura ne risulterebbero sostanzialmente alterati e contraffatti.
Proprio per questo, è necessario preoccuparsi di rafforzare ulteriormente l'integrazione e il rapporto diretto tra redazione della Rivista e quanti condividono quotidianamente la sorte e i problemi dei poveri o sono impegnati attivamente a difendere la causa degli emarginati e degli esclusi. Negli ultimi anni ci si è già mossi in questa direzione, ma occorre fare molto di più e instaurare relazioni strette e dirette tra «chi pensa» e «chi agisce». La fecondità e il futuro di Aggiornamenti Sociali dipenderanno in gran parte dalla capacità di realizzare un confronto più immediato tra riflessione scientifica e impegno sociale. Solo da questa osmosi tra pensiero e azione, infatti, può nascere quella nuova cultura fondata sulla responsabilità, sulla fraternità e sulla reciprocità, di cui parla Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate e di cui ha bisogno l'umanità globalizzata del XXI secolo.
Questi compiti si rispecchiano anche nel sommario del numero di dicembre, ricco di contributi importanti.
L'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, riflette sul tema del dialogo. Rispetto alla stagione conciliare, emerge in una parte della Chiesa contemporanea una tendenza all'indebolimento e al rifiuto del dialogo. Tuttavia, in una prospettiva di antropologia relazionale, il dialogo è elemento costitutivo della persona; anzi, per i cristiani si radica nella comunione trinitaria. Occorre dunque assumere il dialogo come ethos della comunità cristiana: non è né una rinuncia alla propria identità, che è sempre in divenire fino alla sua rivelazione escatologica, né una remora nell'adempimento del compito dell'annuncio, visto che l'evangelizzazione è un incontro che parte dall'ascolto e da una testimonianza che suscita domande nell'interlocutore.
Si parla di class action, di ecologia e viene riportato l'intervento pronunciato da mons. Gianfranco Bottoni il 1° novembre nella commemoriazione dei defunti della Resistenza.
Inoltre, il teologo Giannino Piana illustra il documento della Commissione Teologica Internazionale sulla legge naturale e l'etica.