Torno a proporre gli aneddoti dell'esperienza comunitaria di don Agostino Cantoni nella parrocchia di San Giacomo a Crema. Qui il tema è la gestione delle risorse economiche, secondo uno stile non affaristico, ma evangelico. Correva l'anno 1974. Don Ago propose una riforma che fece scalpore.
A pensarci ora, sembra di sognare.
L'assemblea eucaristica domenicale è chiamata a pronunciarsi sulle scelte comunitarie. Quellache fa più scalpore è la gratuità dei servizi liturgico-sacramentali (battesimi, nozze, funerali, celebrazione delle messe) con coinvolgimento economico dei sacerdoti della comunità (consegnano alla cassa della comunità tutte le entrate e ricevono dalla comunità uno stipendio, il necessario per vivere). E' una risposta ai documenti conciliari che, negli orientamenti operativi, raccomandano di svincolare il sacro dall'economico e di responsabilizzare la comunità anche nella gestione economica della parrocchia.
Metodologia: il Consiglio amministrativo propone, il Consiglio pastorale parrocchiale valuta e approva, ma decide di sottoporre la proposta a tutte le assemblee eucaristiche della domenica al termine di ogni messa. Prima domenica: il parroco illustra il documento scritto con i dettagli della proposta e le motivazione che viene consegnato a tutti. La domenica successiva, festa di Cristo Re, si vota: 450 sì, 50 no. C'è chi teme il dissesto finanziario della parrocchia.
Poiché il documento della riforma è entrato nelle case perché se ne parli e se ne discuta, il giornalista di un quotidiano locale che abita in parrocchia, lo pubblica e lo commenta, proprio la seconda domenica in cui sono in corso le votazioni. Prima della Messa delle ore 11:00 ricevo una telefonata dal Vicario Generale che è una solenne strigliata. Rispondo che la decisione della comunità verrà sottoposta al giudizio del Vescovo.
E vennero le due infuocate riunioni del Consiglio presbiterale diocesano. Ai consensi entusiastici si contrapposero forti riserve e obiezioni di altri. Era naturale che fosse così. Ricordo la riserva principale: rompe la prassi vigente in diocesi, i confronti con le parrocchie vicine della città generano sconcerto tra la gente.
Al termine delle due sedute il Consiglio presbiterale approvò la sperimentazione con l'impegno di riferire a un anno di distanza sui risultati, sia pastorali che economici. La gente si prese a cuore la situazione comunitaria, anche dal punto di vista economico, sicché l'attivo di bilancio si raddoppiò. E tutto finì bene.
Quando la comunità cristiana si affida alla comunità e pone altre priorità rispetto al denaro, la gente capisce e contribuisce volentieri, perché si rende conto che i soldi vanno a buon fine.
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