Di nuovo gli aneddoti di don Agostino in cui racconta l'inizio del suo impegno pastorale a fianco degli ultimi che ha portato alla nascita di esperienze come le vacanze di condivisione che continuano tutt'oggi.
"Ville e catapecchie" fu il tema del presepio del primo Natale. Voleva essere un richiamo ad interessarsi delle situazioni di vere povertà esistenti in comunità.
Don Erminio fu il mio apripista. Gli chiesi di accompagnarmi a visitare le famiglie più disastrate della comunità. Fu una sorpresa e una emozione.
I poveri sono poveri due volte. Succedevano baruffe, ma c'era anche una grande solidarietà.
Nel tugurio di via Verdelli 5, una vecchietta mi regalò l'unica cosa bella che possedeva, un quadro della Madonna con bambino, che subito appesi, e tuttora conservo, alla parete della camera.
Sempre in via Verdelli 5 (l'unico piccolo condominio non ristrutturato, quasi un monumento alla miseria abitativa degli anni '70) andò ad abitare una maestra in pensione di nome Paola: lo fece di proposito per condividere la vita dei poveri, "quelli veri", diceva.
La visita alle catapecchie fece maturare la prima proposta caritativa della comunità: le Decime mensili. Era l'invito a far entrare la voce "poveri" nel bilancio familiare, la decima parte dell'attivo mensile.
Un dettaglio curioso. A qualche mese dall'arrivo in parrocchia, Rosalia, una persona squisita della vecchia guardia della parrocchia, mi confessò: "Don Agostino, che spavento ci siamo presi al suo arrivo: un parroco professore e contestatore, che disgrazia! Ci siamo tranquillizzati quando abbiamo visto che amava i poveri".
Gli anni '70 furono fantastici: c'era sintonia tra la coscienza sociale e l'aspirazione ecclesiale a fare comunità cristiana. Erano come il palmo e il dorso della mano.
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