In un commento al mio post precedente leggo:
Ti copio le parole di un articolo:
Giordano Caracino, presidente del Veneto Fronte Skinhead, braccia tatuate, zero capelli, prende le distanze da quello che è successo, poi prende la mira: «Le risse fanno parte dell’euforia giovanile. Noi non siamo per l’etica cristiana del porgere l’altra guancia. Si parla tanto di questa cosa, solo perchè a Verona siamo tutti di destra».Pensi che a spiegare il Vangelo a questi serva a qualcosa?
È una domanda importante.
No, non credo che serva spiegare il Vangelo a questa gente. Anche perché il Vangelo non lo si spiega, lo si vive, lo si testimonia.
Il terreno che alimenta questa cultura della violenza è anche quello del nostro retaggio di cristianità in cui a una appartenenza religiosa sociologica non sempre corrisponde un vissuto di fede. È anche il senso di ciò che si coglie da una lettera ai vescovi italiani scritta da Luigi Bettazzi e che viene pubblicata sul numero di maggio di Mosaico di Pace:
in un mondo, come il nostro Occidente, dominato dal capitalismo, che sta impoverendo sempre più la maggioranza dei popoli e tutto teso, tra noi e fuori di noi, verso la ricchezza e il potere - la "mammona" evangelica, che Gesù contrappone drasticamente a Dio - tra i valori "non negoziabili", accanto alla campagna per la vita nascente e per le famiglie "regolari", va messo il rispetto per la vita e lo sviluppo della vita di tutti, in tempi in cui si allarga la divaricazione già denunciata da Paolo VI nella "Populorum progressio" (quarant'anni fa!) tra i popoli e i settori più sviluppati e più ricchi e quelli più poveri e dipendenti, avviati a situazioni di fame inappagata e di malattie non curate, vanno messi l'impegno per un progressivo disarmo, richiesto da Benedetto XVI all'ONU, e quello per la nonviolenza attiva, che è la caratteristica del messaggio e dell'esempio di Gesù ("Obbediente fino alla morte, e a morte di croce" - Fil 2, 16).
Forse siamo sempre più pronti a dare drastiche norme per la morale individuale, sfumando quelle per la vita sociale, che pure sono altrettanto impegnative per un cristiano, e che sono non meno importanti per un'autentica presenza cristiana, proprio a cominciare dalla pastorale giovanile. Mi chiedo come possiamo meravigliarci che i giovani si frastornino nelle discoteche o nella droga, si associno per violenze di ogni genere, si esaltino nel bullismo, quando gli adulti, anche quelli che si proclamano "cattolici", nel mondo economico e in quello politico danno troppo spesso esempio di arrivismo e di soprusi, giustificano la loro illegalità ed esaltano le loro "furberie", e noi uomini di Chiesa tacciamo per "non entrare in politica", finendo con sponsorizzare questo esempio deleterio, che corrompe l'opinione pubblica e sgretola ogni cammino di sana educazione.
Non si possono “spiegare” le Beatitudini agli estremisti e ai violenti. Ma si può mostrare con la vita che costituiscono il modo migliore e più giusto di gestire le relazioni sociali e personali. È questa la vera preoccupazione di noi cristiani e delle nostre comunità, o piuttosto di cercare rilevanza sociale e ossequi politici al papa?
Anche a me hanno colpito molto le parole dell'esponente degli Skinhead in una delle tante interviste che non giustificava la violenza dei ragazzi che hanno ucciso Nicola, ma che aggiungeva: noi quando siamo attaccati usiamo la violenza, legittimando così un atto che non è mai ammissibile.
Scritto da: Annalisa | 07/05/08 a 14:12
Caro Christian ti ho scritto ieri nel post precedente e sono in attesa di risposta.
Per me è importante.
Marianna.
Scritto da: marianna | 07/05/08 a 16:03
Grazie, Christian. Davvero grazie con il cuore.Mi hai reso serena. E non è poco.
Ti ho risposto in posta.
Marianna.
Scritto da: marianna | 08/05/08 a 08:37