La conversione di Magdi Allam, sancita pubblicamente dal battesimo amministrato da Benedetto XVI durante la veglia pasquale, ha avuto risonanza internazionale. È una scelta che riguarda un cammino interiore insindacabile e per un credente non può che essere motivo di rallegramento il fatto che ci siano persone che ancora oggi trovano la propria “casa” in Cristo e nella Chiesa cattolica.
Decisamente più controversa e discutibile la lettera con cui Allam ha motivato la propria scelta. Non per quel che riguarda il suo vissuto interiore, ma per le considerazioni di portata più generale in essa contenute e che, unitamente alla rilevanza pubblica data a questa conversione sancita dal battesimo in San Pietro da parte dello stesso papa, hanno delle implicazioni più profonde che non riguardano la fede, ma la Chiesa in quanto istituzione. Queste circostanze, viene fatto notare nel blog sulle religioni dell’agenzia Reuters, appaiono una sorta di provocazione lanciata al mondo musulmano di cui non si coglie il senso e l’utilità.
Nella stessa direzione vanno i pareri di due firme del quotidiano dello stesso Allam, pur essendo persone diverse per convinzioni e sensibilità.
Così scrive Claudio Magris:
Le modalità di questa conversione e della sua comunicazione hanno e hanno evidentemente voluto avere pure un immediato significato politico. Infatti Magdi Allam, nella lettera in cui racconta la sua rinascita spirituale, non si limita a ringraziare Dio per la grazia ricevuta, ma propugna contestualmente una precisa linea politica, affermando la natura «fisiologicamente violenta di tutto l’Islam» e la conseguente necessità di combattere tutto l’Islam, il che non è conforme all’amore cristiano e al suo senso di fraternità universale. Non si tratterebbe dunque di combattere soltanto le aberranti, criminose e pericolose derive fondamentaliste e terroriste dell’Islam, che vanno certo combattute risolutamente, anche se il momento in cui si riceve il Battesimo non è forse quello più opportuno per dichiarazioni bellicose. Fra l’altro, la condanna globale dell’Islam si differenzia dal rispetto e dall’apprezzamento espressi dalla Chiesa nei confronti del monoteismo islamico. È curioso che, nel momento della conversione, nella lettera si critichi la Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani » e si presuma di poter indicare alla Chiesa Mater et Magistra la strada giusta da seguire.
In ogni caso, leggendo senza pregiudizi quanto scritto dal nuovo fratello nella fede, confessiamo l’emozione del credente che conosce, per esperienza, quanto a fondo il Cristo possa scendere nei cuori e quanto coraggio possa infondervi, accanto all’amore. Edificanti poi, per un cattolico, le parole di stima, di fiducia, di comprensione profonde che questo egiziano ha riservato e riserva al papa tedesco, con il suo magistero dove fede e ragione procedono in accordo fecondo. Questo riconosciuto, va però anche segnalato un certo radicalismo, un’impazienza, forse un eccesso di foga che, intendiamoci, non segnano Magdi soltanto, ma ogni convertito che (almeno nei primi tempi) è abbagliato dalla nuova luce. Così —e proprio da cristiani che pur diffidano di un dialogo che degeneri in irenismo—non riusciamo a condividere la condanna radicale di un islamismo definito come «fisiologicamente violento» e quasi come «radice di ogni male». Tutto, per il credente, è Provvidenza e a nulla è estranea almeno una porzione di verità: storia e mistica mostrano le miserie, ma anche le grandezze di una fede che si richiama ad Abramo e che forgia civiltà da più di 16 secoli. Se i frutti sono stati troppo spesso velenosi, lo sarà davvero anche l’intero albero?
Ben vengano le conversioni, se sono segno di una ricerca libera e sincera della coscienza personale. Altra cosa sono le idee di chi si converte che non assumono per questo un significato universale e normativo per la Chiesa.
Ciò che mi impressiona di più in questa vicenda, clamorosamente targata CL, è la totalmente diversa misura di prudenza rispetto alla vicenda Cina_Tibet: mentre in questa il papa è stato prudente fino alla retcenza, nei confronti dell'islam sembra quasi che faccia apposta a provocare (vedi Ratisbona). Secondo me, perché in fondo l'Islam ha un concetto del potere temporale della religione che assomiglia molto a quello dei questo pontefice...
Scritto da: mica | 26/03/08 a 14:22