25 gennaio 1948.
4 aprile 1968.
Due date, due colpi di pistola che hanno ucciso i maggiori praticanti della nonviolenza nel XX secolo: Gandhi e Martin Luther King.
Non si tratta solo di sbiadite fotografie di un passato lontano decenni. Per i cristiani la nonviolenza dovrebbe essere pane quotidiano, aria respirata. Non è solo il rifiuto di usare armi o di aggredire, una sorta romantico idealismo. È uno stile di vita e di pensiero con cui la persona converte tutto se stesso per cambiare la società.
King scrisse che Cristo forniva lo spirito e la motivazione, mentre Gandhi forniva il metodo. La loro è stata una svolta antropologica che ha dato corpo al discorso della montagna. Ne siamo davvero convinti, noi cristiani? C’è vera pace in noi stessi? Questi due uomini sono un richiamo, un monito, un segno per la nostra credibilità. Dalla vita personale alla politica di oggi in cui un cattolico non è migliore degli altri perché innalza il vessillo dei propri valori non negoziabili, ma prima di tutto per ciò che testimonia con il suo agire.
La nonviolenza è una pratica fatta di principi antichi come le montagne e nuovi come il vento che si applicano a ogni situazione.
«Tra i mezzi e il fine vi è lo stesso inviolabile rapporto che esiste tra il seme e l’albero».
«La nonviolenza è il mezzo e la verità è il fine. Il solo mezzo che abbiamo per realizzare la verità nei rapporti umani è la nonviolenza».
«Tre quarti delle miserie e delle incomprensioni del mondo scompariranno se riusciremo a metterci nei panni dei nostri avversari e a comprendere il loro punto di vista. Potremo venire rapidamente a un accordo con i nostri oppositori o avere nei loro confronti un atteggiamento di carità. Se crediamo fermamente che abbiano torto, il nostro compito è dimostrarlo loro con la nostra sofferenza».
«La via del servizio del mondo può essere difficilmente percorsa da colui che non è pronto a rinunciare al proprio interesse».
«Vi deve essere Verità nel pensiero, Verità nelle parole, Verità nelle azioni».
(Gandhi)
«La nonviolenza è la risposta alla domanda politica e morale del nostro tempo: la necessità che l’uomo vinca l’oppressione e la violenza senza far ricorso all’oppressione e alla violenza».
«Il nostro scopo non deve essere quello di sconfiggere o umiliare l’altro, ma di conquistarci la sua amicizia e la sua comprensione».
(Martin Luther King)
Proviamo ad applicare questi semplici principi ai nostri politici in tempo di elezioni. Sono una cartina di tornasole meglio di tanti proclami.
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