Innanzi tutto, mi scuso con Marco e Annalisa che mi hanno scritto e a cui non ho risposto.
Questo è un periodo delicato per me, sia per la salute che per una serie di vicende personali piuttosto dure.
Con fatica, sto cercando di recuperare il senso della preghiera per rileggere me stesso.
Mi è stata utile una lectio divina a cui ho partecipato sabato scorso a Crema, tenuta da p. Adalberto Piovano, priore del monastero benedettino della SS. Trinità di Dumenza.
In quell’occasione ho recuperato anche la trascrizione di un’altra lectio tenuta anni fa da Luciano Manicardi, monaco di Bose, che mi ha provocato fortemente, perché certi passaggi sembravano parlare a me. Il tema è quello del peccato, oggi spesso trascurato o recuperato con vecchi toni “terroristici” che secondo me non aiutano molto il cammino spirituale.
Riporto oggi e nei prossimi giorni i testi che mi hanno toccato.
Non si è mai dei peccatori in generale. I nostri peccati sono precise, e ad essi occorre dare il nome. Non siamo onnipotenti neanche nel peccato! Ognuno di noi ha delle tendenze di peccato, derivanti dalla sua storia, dalla sua struttura di persona. È importante riconoscere il proprio peccato, perché solo allora diventa autentico e vero anche il riconoscimento “io sono peccatore”, perché solo nella misura in cui do un nome al mio peccato io posso assumerlo e arrivare poi a combatterlo. Conoscendomi meglio, anche nel mio peccato, io posso lottare, posso pregare perché il Signore abbatta il peccato che c’è in me, trasfiguri la mia miseria, mi conformi alla sua immagine.
A volte l’esperienza del peccato si configura per noi come esperienza di una potenza che ci sorprende, ci supera, ci vince: allora il peccato diventa una prova della fede, una prova della fede, una prova della fedeltà nella vocazione. Pietro, a un certo punto, fa un peccato gravissimo: arriva a rinnegare il suo Signore. Pietro, che è stato stabilito da Gesù come primo in mezzo agli apostoli, rinnega il suo Maestro e Signore!
Ebbene, quando il peccato ci sorprende in tutta la sua potenza, noi vediamo messa alla prova la nostra fede, la nostra fedeltà e allora occorre aver più fiducia nella misericordia di Dio che nell’evidenza di miseria della propria vita, occorre credere fermamente che il Signore, nella sua misericordia, è molto più potente, forte e grande della pur forte e grande potenza del peccato. In quell’atto di rinnovato affidamento al Signore, c’è anche un rinnovamento della vocazione, del sì al Signore, della coscienza dell’impossibilità mia di reggere e portare a compimento la vocazione e della necessità di affidarmi alla misericordia del Signore, alla sua forza, al suo venirmi in aiuto. Allora si può ricominciare il cammino, come lo ricomincerà Pietro dopo il rinnegamento, ricordando la Parola del Signore e piangendo il proprio peccato. È una esperienza importante e intensa quella del pianto per il peccato. È un dono da chiedere nella preghiera!
In quello che ho vissuto personalmente questo pianto c’è. Spesso, però, è stato scavalcato dalla recriminazione nei confronti dei giudizi altrui che ho trovato ingiusti e che mi hanno ferito per cui mi sono preoccupato più di difendermi che di dedicare tutto me stesso a vincere la mia miseria e a affidarmi al Signore.
Carissimo Christian, non c'era nessun bisogno ne' di risposte ne' di scuse :)
Volevo solo aggiungere una mia sensazione: quando sbaglio, una parte della mia sofferenza sta nella difficoltà ad accettare i miei limiti, anche se sono _cosciente_ di averne tanti. Proprio in questi giorni sperimento questa sofferenza legata a una scelta sbagliata, sofferenza forse piccola rispetto alla tua, ma è in questi stessi giorni che sento la mia preghiera più sincera del solito, se così posso dire. Spero di esserti vicino almeno in questo. Ciao e ancora grazie.
Coraggio!
Scritto da: MarcoSabba | 26/11/07 a 23:00
Mi riesce difficile pensarti come peccatore.
Auguri di cuore per la tua salute e per le prove che stai affrontando. Sono certo che ne uscirai ancora più fulgido di quello che già sei.
Ti sono vicino.
Gian Contardo.
Scritto da: Gian Contardo | 27/11/07 a 09:18
Desidero unirmi anch'io, per quel poco che possa contare, nell'appoggiarti in questo tuo periodo difficile.
Nella mia esistenza, ho fatto più errori che cose giuste.. e soprattutto mi sono molte volte macchiato di indifferenza nei confronti del prossimo (lo ritengo peggio dell'aver commesso errori). Vado avanti, solo grazie alla convinzione che "non conta quante volte si cade.. ma che alla fine ti rialzi!". Un caro saluto e un abbraccio fraterno
Scritto da: Stefano | 27/11/07 a 10:10
Non ti conosco personalmente, ma l'appuntamento quasi-quotidiano col tuo blog è sempre un momento importante della giornata. Una presenza virtuale ma pur sempre "di peso" per le riflessioni che stimoli.
Umilmente, hai tutta la mia stima e comprensione: chi meglio, chi peggio, chi prima, chi dopo, siamo tutti in viaggio sulla stessa barca. E possiamo contare su Qualcuno che ci accompagna, ci attende, ci sostiene.
Ciao
Scritto da: chrisarr | 27/11/07 a 20:47
Il canto al vangelo di alcune domeniche fa era il seguente:" Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi: se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa."
La difficoltà di accettarci come peccatori ci fa dimenticare che Dio è grande e misericordioso. Mi associo a Gian Contardo nel far fatica a immaginare Christian come peccatore. La luce dei suoi Post è intensa e l'eventuale peccato scompare. Paola
Scritto da: Paola | 30/11/07 a 23:31