Torno in questo spazio come promesso. Ricomincio con una riflessione che ho letto alla Messa conclusiva della vacanza di condivisione di Palus del 20-29 luglio.
Perché sono ancora qui, dopo 12 anni? Tra poco nascerà un altro figlio e sto facendo un bilancio della mia vita. Palus è diventata una parte importante.
La prima volta che sono venuto, qui ho ritrovato Silvia, dopo un lungo distacco. Lei mi ha dato amore, freschezza e dolcezza che non merito. Sono qui grazie a don Agostino; lui mi ha trasmesso molto, come un padre, anche se discutiamo spesso. Qui, incontrando i ragazzi disabili per cui esiste questa vacanza, compresi quelli che non ci sono più, ho capito che la vita ti muore in mano, se non la spendi per gli altri e ne fai un seme. Qui ho gustato l’amicizia, le stelle, i monti, il cielo, ho riso e ho pianto. Ho portato dei ragazzini come catechista e adesso sono uomini. Ho voluto portare mio figlio, che è la cosa più stupenda che mi è capitata, e quando sono stato gravemente malato uno dei miei desideri è stato poter venire ancora una volta (e non vi siete ancora liberati di me).
Qui ho ricevuto tante cose belle e ho cercato di riversarle nella vita di ogni giorno, nelle scelte, in famiglia, nelle relazioni. Credevo di esserci riuscito, di aver imparato la lezione della mia malattia, ma mi sono accorto di essere stato spesso egoista, presuntuoso, falso, debole, meschino… Sarei un ipocrita, se volessi mostrami migliore degli altri. Ciascuno dei ragazzi che sono qui è più trasparente e più vero di me. Vicino a loro vedo con chiarezza il male che ho commesso, anche di recente, alle persone a cui voglio bene.
Nonostante i miei difetti, però, qui ho imparato a fare qualcosa di buono e sono riuscito compiere anche scelte positive nella mia esistenza, perché qualcuno mi ha reso capace. È come se tutta questa bellezza fosse il sogno di un artista che tira fuori da noi i colori per realizzare un’opera meravigliosa. Io cerco di dare il massimo e spero di avere ancora un’occasione di imparare ad amare di più e meglio. A cominciare da Michele che sta per arrivare.
Emozionanti riflessioni Christian...
Credo che la tua ricerca e il tuo impegno siano sempre e comunque una grandissima prova della tua profonda e matura umanità. La consapevolezza degli errori e il tormento per averli commessi sono la migliore conferma.
Un saluto
Irene
Scritto da: irenespagnuolo | 20/08/07 a 22:13
La sincerità della tua riflessione mi ha riempito di gioia perchè mi ha dato la dimostrazione, se ne avessi bisogno ancora, di come magnificamente ti sei creato una vita piena e cristiana... non ti preoccupare dei difetti e manchevolezze che ci saranno sempre, piuttosto dell'amore che stai donando a chi ne ha veramente bisogno.
Un Bentornato di cuore
Scritto da: Stefano | 21/08/07 a 08:49
Sono felice di ritrovarti; le tue parole sono sempre di grande aiuto e ci avvicinano a Dio, "l'artista che tira fuori da noi i colori per realizzare un'opera meravigliosa".
Grazie della tua presenza e auguri per la tua famiglia.
Paola
Scritto da: Paola | 22/08/07 a 09:57
Ciao, piacere di conoscerti. Davvero bella questa testimonianza. "Sperare per tutti" è il titolo di uno dei libri di Balthasar (che sicuramente conosci). E' un bel programma di vita. Alla prossima.
Scritto da: Michelangelo | 23/08/07 a 10:56
La sete di bontà è come la sete di conoscenza: più acquisisci e più ti senti inadeguato; più fai del bene e più ti accorgi del bene che non riesci a fare; più conosci e più ti accorgi dell'mmensso numero di cose che non conosci.
Bisogna vivere questa tensione in modo sereno, consapevoli del fatto di essere esseri umani, deboli e peccatori. Bisogna essere tesi verso un confronto che ci renda miliori ma nella consapevolezza che non siamo perfetti.
Meglio sentirci imadeguati che onnipotenti, meglio essere umili e insoddisfatti di sé che orgogliosi e prepotenti.
Scritto da: Gian Contardo | 29/08/07 a 10:42