Mio figlio Davide ha 4 anni, un’età in cui, come sanno i genitori, comincia a porsi delle domande sul mondo che lo circonda. Sono domande che non vanno sottovalutate: lo sguardo di un bambino ha meno «filtri» di quello degli adulti e quindi consente di adottare una prospettiva inedita e stimola a riflettere.
Ieri, per esempio, ha trovato in un cassetto una scatola con un carillon a manovella con cui aveva giocato quando era molto più piccolo. Siccome il carillon si è rotto, Davide mi ha chiesto: «Dov’è andata la musica?». Lui non si è chiesto perché non funzionasse più, perché non lo identificava con un meccanismo, ma con la musica che produceva.
In fondo, non è la stessa domanda che ci poniamo anche noi quando perdiamo qualcuno, quando finiscono un amore o un’amicizia, quando viviamo qualcosa di bello che a un certo punto passa? A volte sembra che la vita sia fatta di momenti che poi perdiamo…
A Davide ho risposto che la scatola non funzionava più, ma che la musica che aveva fatto e che a lui era piaciuta tanto c’era ancora, anche se adesso non la sentiva più. Nella logica della risurrezione tutto il bene e tutto il positivo dell’esistenza non vanno a finire nel niente, ma trovano il loro compimento nel futuro di Dio.
Gran bella analogia quella della musica che esiste anche senza gli strumenti che la rendono udibile. Io, che sono ateo, provo una certa piccola invidia per coloro che sono convinti di essere immortali.
Scritto da: Sariddu | 29/08/07 a 04:06
Secondo il mio parere, sono convinto che "niente si distrugge, ma tutto si trasforma".. come è successo con Gesù, il quale, nonostante sia morto (per noi), vive ogni giorno nell'eucarestia e sotto la forma dello spirito santo
Scritto da: Stefano | 29/08/07 a 08:59
Carissimo ti scrivo non in attinenza all'argomento del tuo post ma per esprimere il mio punto di vista circa l'episodio di cui ieri ha parlato La Stampa, accaduto nella Parrocchia di Santa Rita a Torino. Ossia la ragazza che va a confessarsi e perchè convivente le viene negata l'assoluzione.
So benissimo che il matrimonio è un sacramento e che sotto il profilo dell'ortodossia dottrinale il parroco poteva avere le sue buone ragioni.Ma come guida delle anime si agisce così? Non si tiene minimamente conto dei traumi che possono essere inferti a psicologie fragili.Per me l'episodio è di una gravità inaudita.Ho letto anche il parere del Preside della Facoltà Teologica e mi trovo d'accordo con lui.
Ciò che è accaduto sa di oscurantismo medievale. Ed io ti posso assicurare non condivido affatto certe facili convivenze.Spesso impoveriscono i rapporti sentimentali invece di fortficarli. Ma danneggiare le persone gratuitamente( e questo è solo un episodio) non mi sembra giusto.Dov'è finita la misericordia di Dio Padre? Dov'è Finito il concetto di accoglienza?
Bisognerebbe parlarne.
Grazie. Marianna Micheluzzi
Scritto da: marianna | 30/08/07 a 08:47