In questi giorni, è venuta a Crema la zia di mia moglie, Suor Cornelia, che è una paolina e vive a Roma. Ci ha raccontato un episodio molto interessante.
Alcuni mesi fa è stata ricoverata in ospedale insieme a una consorella che doveva far ingessare un braccio. Mentre si trovavano lì, è arrivato un turista giapponese che aveva avuto un grave malore con la moglie. L'uomo aveva bisogno di una trasfusione, ma i medici non riuscivano a comunicare con la coppia. La consorella di Cornelia, però, parlava la loro lingua avendo vissuto in Giappone per diversi anni e ha fatto da traduttrice. Il malato necessitava di una lunga degenza e le suore hanno proposto alla moglie di essere ospitata nel loro convento. Nel frattempo, Cornelia (che doveva trascorrere anche lei un certo periodo in ospedale) avrebbe dato una mano nel rapporto tra lui e il personale sanitario.
La moglie è stata molto diffidente nell'accettare l'ospitalità delle suore, perché non capiva le loro intenzioni e sospettava che avessero un secondo fine. Dopo un mese, quando la coppia ha potuto finalmente ritornare in Giappone, si sono congedati dalle paoline (con cui sono tuttora in contatto) con le lacrime agli occhi. Avevano fatto fatica a fidarsi di loro, perché nella loro educazione mancava del tutto il concetto di gratuità ed erano rimasti molto colpiti da questo atteggiamento. Dissero di aver intenzione di recarsi in una chiesa cattolica, una volta tornati a casa, perché volevano capire meglio chi era questo Gesù che aveva spinto quelle donne ad accogliere persone che per loro erano totalmente estranee senza chiedere nulla in cambio.
Non consiste forse in questo la migliore dimostrazione della differenza cristiana, al di là di tanti segni identitari che oggi sembrano andare per la maggiore e per cui tanti si entusiasmano? Ma a chi parlano davvero questi segni?
Scusami se intervengo nel tuo blog e se mi permetto di postare un commento a ciò che hai scritto. Da buon conoscitore del Giappone (mia moglie è Giapponese), nonchè da ammiratore della cultura nipponica, ti posso assicurare che ciò che dici "nella loro (dei Giapponesi) educazione mancava del tutto il concetto di gratuità" è la più grande cavolata che si possa mai pensare sul Giappone.
I Giapponesi sono il popolo più cordiale, disponibile e generoso che io abbia mai incontrato (e ti assicuro che ho giratto a sufficienza il globo). Nella cultura nipponica lo straniero è l'ospite d'onore. Semmai siamo noi occidentali che cerchiamo di fregarli confidando nella loro ingenuità e nella loro educazione. Il fatto che i due turisti fossero un po' titubanti nel fidarsi di persone sconosciute e straniere non è sintomo di mancanza di fiducia nel prossimo, quanto di sano e razionale spirito di sopravvivenza.
Ti voglio inoltre rendere consapevole del fatto che in Giappone il 5% della popolazione è cristiana praticante ed essendo Giapponesi, come in tutte le cose che fanno, si impegnano al massimo, comportandosi veramente da buoni credenti, non come gli Italiani... Tra l'altro la storia mediavale del Giappone ha visto diversi nobili abbracciare il credo cristiano a discapito di quello scintoista e buddista.
Capisco che voi cattolici dobbiate sempre cercare di tirare l'acqua al vostro mulino attaccandovi medaglie al valore, però prima di scrivere certe inesattezze, dovresti documentarti ed accertarti che la fonte sia sincera...
Scritto da: matzudaira | 19/07/07 a 11:32
1. Il fatto mi è stato raccontato da una persona che conosco bene e non ho motivi per dubitare della sua sincerità. Se non ci credi, posso darti il suo indirizzo e-mail.
2. Non ho niente né contro il Giappone né contro i suoi abitanti e la loro cultura. Non avevo intenzione di offendere nessuno. Però, non ho scritto inesattezze, ma ho riportato quello che le persone interessate hanno detto. Senza essere un esperto di cultura giapponese, posso presumere che, così come in Italia ci sono notevoli differenze culturali tra le varie regioni, anche in Giappone può verificarsi lo stesso.
Comunque, la storia del Giappone non è del tutto lineare, visto che ha conosciuto periodi pronunciati di imperialismo, nazionalismo e isolazionismo (vizi che sono appartenuti anche all'Italia) che hanno incluso la persecuzione dei cristiani giapponesi. Questo per dire che ogni cultura ha i suoi lati bui.
Sul martirio dei cristiani giapponesi, si possono trovare notizie e questo indirizzo: http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Santo_del_mese/02-Febbraio/San_Paolo_Miki_e_Compagni.html
Sul cristianesimo giapponese:
http://www.fides.org/ita/dossier/giappone.html
Interessante anche un articolo sullo scrittore cattolico Sushaku Endo:
http://www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=372
Inoltre, ci sono i testi di cristiani, per lo più monaci, che hanno incontrato in vari modi lo zen giapponese apprezzandone molti aspetti e che dimostrano che, senza negare le differenze, si può fare comunque lo sforzo di comprendersi: p.es. Thomas Merton, Benoit Standaert, Hugo Enomiya Lassalle, Luciano Mazzocchi.
3. Quando scrivi "Capisco che voi cattolici dobbiate sempre cercare di tirare l'acqua al vostro mulino attaccandovi medaglie al valore...", sei tu che dai giudizi generalizzati su una fede che non conosci dall'interno. Non si aiutano gli altri per attaccarsi medaglie, perché l'altro è un fratello in cui incontro Gesù, indipendentemente dalla sua razza, nazione o religione. Io non so se sono un buon cattolico, ma è in questo che credo. E nemmeno penso che le suore abbiano ospitato gratuitamente la signora per un mese solo per attaccarsi una medaglia. Se leggi con attenzione il mio post e altri del blog, vedrai che io non faccio apologie o propaganda per la mia "tribù". Tanto che spesso faccio osservazioni critiche su altri cattolici o sulle stesse gerarchie della Chiesa quando non mi sento in sintonia con le loro parole o il loro comportamento.
Però, non mi sembra affatto evidente, come tu hai scritto in un altro commento, che la religione serva a garantire il potere di pochi su molti. Ti posso assicurare che ci sono molte realtà di tutt'altro segno e non solo tra i cristiani. Persone che si mettono al servizio degli altri non come padroni, ma come compagni di viaggio lungo una via da percorrere insieme. Ma anche qui, si tratta di conoscere le cose direttamente. Per questo ci vogliono il dialogo e l'incontro, non il pregiudizio e lo scontro. Altrimenti, ognuno di noi si mette su un piano di superiorità senza che questo giovi a nessuno.
Scritto da: Christian Albini | 19/07/07 a 14:21
Ho appena riletto quanto ho scritto. Per non ingenerare nuovi equivoci, riformulo più esplicitamente: sono stati i due giapponesi a dire che la loro educazione non comprendeva l'idea di gratuità e hanno aggiunto che loro non avrebbero mai fatto una cosa del genere. Quindi il riferimento era alle singole persone, a partire da quello che hanno detto di loro stessi, e non a un intero popolo.
Scritto da: Christian Albini | 19/07/07 a 14:45
Anchio abito in Giappone e ti assicuro che manca il concetto di carita'. I Jap sono freddi e razzisti. Non credere ai loro sorrisi sono doppia faccia
Scritto da: mochiam | 13/01/08 a 03:32