Ottocento anni fa avvenne la conversione di Francesco d’Assisi, quando, secondo la tradizione, la voce di Gesù dal crocifisso di San Damiano lo invitò a «riparare la sua casa».
L’episodio è riletto in un bell’articolo di Franco Cardini su Avvenire che ne descrive la modernità rivoluzionaria la quale ha prodotto una vera e propria svolta nella storia cristiana:
Nella cristianità latina del primissimo Duecento, quando Francesco stava uscendo dalla giovinezza (un ventenne era, allora, un uomo ormai fatto), il Cristo che s'adorava era «il Cristo delle cattedrali, un giovane Dio bianco e virile; un Re, Figlio di Re», come l'ha splendidamente definito l'ateo Pierre Drieu Rochelle magistralmente descrivendo il Cristo amato dai volontari franchisti nella guerra civile spagnola. Il cristianesimo occidentale del pieno Medioevo era tutto Antico Testamento e Apocalisse: anche se può apparire paradossale, era un cristianesimo senza Vangelo, quindi in un certo senso senza Gesù. La croce stessa era diventata, fin dai tempi di Costantino, un'insegna gloriosa e vittoriosa, un aureo e ingemmato simbolo imperiale e guerriero. Si conosceva, certo, la teologia del Christus patiens: ma era solo un preludio alla Resurrezione e alla vittoria. I crocifissi dei secoli X-XII sono vivi, gli occhi sbarrati e terribili, il volto severo e sereno, la corona imperiale sulla fronte, le vesti ligurgiche del Summus Sacerdos indosso.
Il Gesù di Francesco, no: quello, è un Dio povero e nudo, sia nella nascita come Bambino tremante di freddo sulla mangiatoia, sia nella morte atroce su un patibolo infamante. Un Dio che, facendosi Uomo, ha deposto ogni segno di potenza: e quella è la Vera Povertà da imitare. Per noi cattolici, nella storia del cristianesimo c'è un prima di Francesco e un dopo Francesco.
Cardini aggiunge anche qualche particolare storico significativo:
il celebre miracolo del crocifisso dipinto della chiesa di San Damiano, che avrebbe parlato ordinando a Francesco di restaurare la Sua chiesa in rovina, appartiene infatti solo alla seconda redazione della Vita celaniana. Ma quel che Francesco dice di sé, e della chiamata che sentì potente, e di come la comprese e l'accolse, è ben diverso. Lo afferma a chiare lettere, nel suo Testamento: «Nessuno mi diceva che cosa dovessi fare»: una frase nella quale si avverte ancora l'eco dello scoramento, del disorientamento; ma in cui si coglie anche il segno d'una piena consapevolezza di libertà.
Fu un processo lungo, in realtà, la sua conversione.
L’autentica conversione di Francesco, quindi, è stata probabilmente molto più umana e tormentata del fatto miracoloso che si racconta nelle agiografie. «Nessuno mi diceva che cosa dovessi fare». Non vale forse anche per ciascuno di noi nelle circostanze tormentate e spesso oscure della nostra esistenza? Questa oscurità rende anche più grande la fede e la perseveranza di Francesco nel seguire la propria vocazione. E lo rende più vicino a ciascuno di noi, ai nostri dubbi, alle nostre debolezze. Potrebbe ancora oggi insegnare molto a un cattolicesimo che sembra molto saldo nelle sue certezze e nei suoi giudizi…
Le conversioni vere sono sempre lunghe, tormentate.
Chi ritrova la fede a poco a poco può sperimentarlo di persona.
Ma anche chi la trova o ritrova all'improvviso deve prepararsi a prove difficili; chi dopo il buio trova la luce di colpo rimane accecato e per vedere bene deve procedere per un po' a tentoni, rischiando di cadere in errori diversi da prima ma pur sempre errori; anche l'entusiasmo può essere accecante e può portare al fanatismo.
Scritto da: Gian Contardo | 05/06/07 a 09:28
Serve un grosso sforzo per poter raccogliere e gioire pienamente della ricompensa celeste... d'altronde non stiamo mica parlando di stuzzichini
Scritto da: Stefano | 05/06/07 a 12:08
Anche a noi nessuno dice che cosa dobbiamo fare. Sappiamo però che possiamo invocare lo Spirito perchè illumini le nostre azioni quotidiane, i nostri pensieri. E' vero: a volte è molto difficile discernere e riconoscere la voce di Dio. Mi hanno insegnato ad affidarmi a Lui, anzi, a fidarmi di Lui.
San Francesco è sicuramente un grande esempio di fede, perseveranza e umiltà per tutti noi.
Scritto da: paola | 05/06/07 a 18:33