In un post precedente mi ero soffermato su Giuseppe Dossetti, sovente criticato per motivi di propaganda politica che strumentalizzano la religione. Un esempio di questa “strategia” è un articolo di Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi Nuove Religioni, pubblicato da il Giornale nel mese di dicembre e disponibile sul sito del CESNUR.
In questi giorni, vorrei prendere in esame le accuse rivolte a Dossetti, di cui l’articolo di Introvigne è una sintesi da manuale, per mostrarne la scarsa fondatezza.
La prima di tali accuse è quella di propugnare un cattolicesimo debole che, se capisco bene, consiste nell’annacquamento della fede cattolica. In una relazione sull’esperienza monastica tenuta a Sorrento, Dossetti accenna anche alla propria comunità in cui si pratica, insieme alla Liturgia delle Ore e alla Liturgia Eucaristica, una lettura meditata quotidiana di un brano della Bibbia che occupa due ore di preghiera personale (cfr. G. Dossetti, La parola e il silenzio, il Mulino, Bologna 1997, pp. 124-132).
E in una conversazione tenuta al clero della diocesi di Pordenone dice:
Dunque una comunità costruita sulla Parola, e il suo culmine: l’incarnazione della Parola nell’Eucaristia. Tutto il giorno centrato sull’Eucaristia. Tutto il giorno. All’eucaristia è ricondotta tutta la nostra giornata: i nostri rapporti, il nostro lavoro, le cose minute della vita quotidiana; nulla lasciato al caso, nulla all’arbitrio, nulla estraneo rispetto alla centralità dell’Eucaristia. Detto questo s’è detto tutto.
(G. Dossetti, Conversazioni, In Dialogo, Milano 1995, 24).
Non mi sembra proprio che questo fosse un cattolicesimo debole.
Leggi l’articolo di M. Introvigne su Dossetti e il post a lui dedicato: Dossetti oltre le polemiche
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